Un Teatro Impero semivuoto ha fatto da cornice sabato 18 febbraio all’omaggio del grandissimo Elio e.. la sua band all’immenso Enzo Jannacci. Ci vuole orecchio, è il titolo di uno spettacolo in cui Elio e compagni riportano in vita il genio surreale dell’artista milanese in maniera impeccabile, arricchendo le canzoni con monologhi "assurdi e trascinanti" tratti da autori che hanno molto in comune con la comicità spiazzante del geniale artista, e fanno per così da tramite tra i personaggi delle canzoni di tanti anni fa e l’attualità dei giorni nostri.
Molto spesso Elio (e le storie tese) sono stati accostati agli Skiantos, ma Jannacci è da considerare di certo più vicino ai racconti e al sound delle composizioni del gruppo milanese, a cominciare dalla città, Milano, spesso protagonista delle storie non meno tese scritte da Jannacci. Il risultato è un comune sentire, un mood di appartenenza che spiega l’amore con cui Elio approccia il repertorio Jannacci, un misto di riverenza e gioia immensa di farlo scoprire alle nuove generazioni.
Capitanati da Elio e dal Maestro Alberto Tafuri al pianoforte, in una scenografia pieno di colori, che riporta agli anni 60/70, ci sono Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone, che come Saltimbanchi interagiscono non solo musicalmente ma dando vita a gag di puro cabaret.
Il tutto va che è una meraviglia, perché è evidente l'affiatamento tra i nostri, del resto lo show è già ben rodato da molte date live.
Oltre a Ci vuole orecchio, scorrono in una tracklist invidiabile: Silvano, T’ho compraa i calsett de seda. Faceva il palo e tanti altri successi soprattutto del primo Jannacci, quello dove il rapporto con Milano, quanto meno nei testi era più intenso.
L'unica pecca insomma è stato l'esiguo pubblico, che però non ha impedito ai nostri di offrire davvero qualcosa di unico ed emozionante.
Commenti
Posta un commento