“Non dire bugie ad una bugiarda… io ti capisco! Sei cocciuta, ostinata ed indisciplinata… proprio come me! Qualsiasi cosa mi dirai l’ho già sentita prima… o fatta prima”
Tratta dall’omonimo romanzo di Kristin Hannah, “L’Estate in cui Imparammo a Volare” su Netflix, vede il ritorno alla serialità di Katherine Heigl, la stessa del primo indimenticabile “Roswell” ed in seguito protagonista di “Grey’s Anatomy” e di svariati film sulla scia del romanticismo in chiave comedy e che qui interpreta Tully Hart, famosa conduttrice di un talk show dal titolo “The Girlfriend Hour”.
Co-protagonista della serie è Sarah Chalke, che tutti ricordiamo nei panni di Elliot Reid in “Scrubs” e che qui invece presta il volto a Kate Mularkey, casalinga disperata che sta affrontando un divorzio, ma che vorrebbe rientrare nel mondo del lavoro, migliore amica di Tully da quando entrambe erano appena adolescenti. Ad interpretare le due protagoniste da giovani sono rispettivamente Ali Skovbye e Roan Curtis. A completare il cast ci sono: Johnny Ryan (Ben Lawson), marito di Kate e produttore dello show di Tully; Marah (Yael Yurman), figlia di Kate e Johnny; ed infine Nuvola (Beau Garrett), madre drogata di Tully. Le due protagoniste non potrebbero essere più diverse, ma la loro amicizia è salda e solida da sempre. Tully fin da ragazza ha dovuto lottare con una madre emotivamente instabile e drogata ed un padre totalmente assente, mentre Kate ha sempre avuto una famiglia solida alle spalle, molto legata alle tradizioni della religione cattolica, ma l’unione di questi due caratteri ha fatto sì di creare un connubio perfetto e la Heigl e la Chalke danno ancor più credibilità ai rispettivi personaggi regalandoci una coppia realistica, con una sfaccettatura brillante dell’aspetto umano e a tratti patetico, ma estremamente forte, dell’amicizia tra donne.
Il problema dello show sta nella sceneggiatura, a volte banale, con una trama che è un continuo e altalenante sali e scendi tra prevedibilità e forzature e momenti emozionanti e di alta sensibilità. E’ una serie forse più adatta al pubblico femminile, che sfrutta a pieno le due protagoniste, ma che non riesce di contro ad essere integralmente performante nell’empatia col telespettatore. A tratti risulta poco moderna visto che Maggie Friedman, show-runner della serie, ha deciso di mantenere la stessa ambientazione temporale del libro e quindi passiamo dagli anni ’80 ai primi anni del 2000, mettendoci addosso un po’ di quel bel senso di nostalgia di anni non molto distanti da noi, risultando però ancora molto attuale.
La prima stagione finisce con un decimo episodio che lascia aperte tante strade e ciò è stato molto criticato in previsione del fatto che ancora la serie non è stata rinnovata per una seconda stagione, molto in forse. In sintesi, superati i primissimi episodi, la serie diventa interessante, uno show decisamente migliorabile, ma molto piacevole sotto ogni punto di vista, la cui forza vera sta nell’interpretazione di Sarah Chalke, ancora di più che in quella della Heigl, ma in ogni caso entrambe sono il vero motivo per il quale si decide di seguire dall’inizio alla fine “L’Estate in cui Imparammo a Volare”.
Protagonisti e doppiatori:
Tully Hart (adulta) – Barbara De Bortoli
Kate Mularkey (adulta) – Chiara Colizzi
Tully Hart (giovane) – Luna Iansante
Kate Mularkey (giovane) – Chiara Fabiano
Johnny Ryan – Stefano Crescentini
Nuvola - Chiara Gioncardi
Marah – Vittoria Bartolomei
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