“Gli scacchi non sono per bambine”
Attirati dalle critiche positive e dal successo di
pubblico della nuova miniserie Netflix dal titolo “La Regina degli Scacchi”, ci
siamo inoltrati a guardarla con molte aspettative. Tratto dal romanzo omonimo
del 1983 di Walter Tevis, il cui titolo originale in realtà è “The Queen’s
Gambit”, la serie ci racconta in 7 episodi da un’ora circa le (dis)avventure di
Beth (Isla Johnston da bambina, Anya Taylor-Joy da grande), ragazzina prodigio
che si affaccia al mondo degli scacchi il giorno in cui metterà piede in
orfanotrofio dopo la morte della madre in seguito ad un incidente stradale. Lì,
per punizione, di tanto in tanto le bimbe venivano mandate in cantina per
pulire le spugne delle lavagne ed è proprio in quel luogo buio e desolato che
Beth fa la conoscenza del custode, il signor Shaibel (Bill Camp), giocatore
accanito e solitario di scacchi, che insegnerà alla bambina i segreti di questo
gioco affascinante.
Col tempo però, a causa anche della mancanza di una guida
sicura e forte, la ragazza finirà tra alcol e psicofarmaci, mentre tenta di
diventare la suddetta “Regina degli Scacchi”. Nel cast di questa traversata
nella vita di Beth, protagonista assoluta dello show, troviamo anche: Moses
Ingram nei panni di Jolene, compagna di Beth della casa famiglia; Chloe Pirrie
nel ruolo di Alice, madre biologica rimasta uccisa nell’incidente; Marielle Heller
e Patrick Kennedy, nei panni rispettivamente di Alma e Allston Wheatley, marito
e moglie che decideranno di prendere in affido Beth appena adolescente.
Divenuta in breve tempo una delle serie più viste del 2020 del canale on
demand, la serie riesce facilmente a creare dipendenza, grazie alla storia
della protagonista, con cui si familiarizza facilmente e al contorno fatto di
competitività, nervosismo, voglia di emergere e cattiveria, la narrazione
risulta estremamente scorrevole e accattivante. Ambientazioni realistiche,
grande forza interpretativa della protagonista ed il lato prettamente
femminile, in cui in un contesto storico come il nostro, vedere una donna che
vuole prendere a morsi la vita, facendosi strada in un contesto prettamente
maschile, hanno fatto di questa miniserie il successo che è. Ed anche sul lato
tecnico c’è poco da dire: belle le inquadrature, ottima la colonna sonora,
dialoghi mai eccessivi né tantomeno banali.
Il contrasto tra l’imperfezione
della protagonista e l’estrema concentrazione e perfezione del mondo degli
scacchi è una nota in più di merito che dona alla serie una forza decisamente
maggiore. “La Regina degli Scacchi” è quindi in sintesi una delle migliori
serie di questo autunno televisivo, anche se, soprattutto nel Pilot, pecca di prevedibilità, ricordando un po’ tutte quelle
serie e soprattutto quei cartoni animati anni ’80 in cui protagoniste assolute
erano bimbe orfane inondate dalla cattiveria altrui che cercavano di emergere e
di contrastare la sfiga. A parte questa piccola parentesi però la serie è
godibile sia dal punto di vista narrativo che tecnico e quindi assolutamente
consigliata.
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