Devo ammettere di aver conosciuto Henry Carpaneto ed il suo
pianismo travolgente, solo in occasione dell’ascolto del suo ultimo album “Pianissimo” (OrangeHomeRecords). E me ne dispiace non poco, visto che questo suo lavoro, dai
tratti netti e precisi, ma caratterizzato anche da un pregiato melting pot
bluesistico, mi convince assai. Non mi meraviglia affatto che un musicista
navigato come Tony Coleman, insista sulla connotazione “black” della tecnica
strumentistica di Carpaneto.
Il suo è un pianismo fortemente ritmico,
perfettamente interagente con i ritmi prevalentemente shuffle di un blues che
incanta in ogni istante. Il DNA di Carpaneto è di quelli pregiati: ascoltandolo
mi vengono in mente, immediatamente, Brian Auger, i giochi pirotecnici
dell’honkye tonkie del compianto Keith Emerson e perfino Jimmy Smith. Ma
sarebbe riduttivo considerare Carpaneto un emulo pedissequo di questi grandi.
Il musicista ligure è ben altro, vista la sua capacità di affrontare, con
padronanza stilistica e strumentale, tutte le facce del blues. In questo cd,
piacevole e trascinante, sono evidenti, infatti,riferimenti al jazz, al rythm n
blues, perfino al funky di qualità e, tutte queste varianti del blues, vengono
concepite nel modo migliore, con una tecnica sopraffina che ne affronta, senza
sbavature, le impervie difficoltà.
Ci sono i pianisti bravi e quelli che
comunicano emozioni: Carpaneto può vantare di possedere entrambe le qualità,
vista l’impossibilità di rimanere fermi all’ascolto delle 12 tracce che
compongono il disco, tanto grande è la carica di energia che trasmettono. Il blues
è la Musica del corpo e dell’anima, a patto che non venga svilito da esecutori
poco sensibili. Carpaneto ha un gusto estremo nella scelta delle note,
nell’incedere ritmico, perfino negli arrangiamenti e nella scelta dei musicisti
di cui si circonda. La band che lo accompagna è una vera 'macchina da musica',
dal groove a mille, esaltante davvero.
A questo punto, non vedo l’ora di
ascoltare il precedente lavoro di Carpaneto “Voodoo boogie”, del quale mi
metterò immediatamente alla ricerca. Che dire? Un pianista italiano così black,
da entrare in competizione con i più rinomati mostri del blues mondiale.
Complimenti e ad maiora.
Claudio Forti
scrittore e drammaturgo
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