“Benvenuti in New London. Qui abbiamo tre regole: Niente
privacy. Niente famiglia. Niente monogamia. Tutti sono molto contenti”
Tratta dal romanzo omonimo del 1932 di Aldous Huxley e
rivisitata per la Tv da David Wiener, “Brave New World” è una delle prime serie
televisive prodotte dalla nuova Peacock, neonata della famiglia NBC Universal (e anche in onda su Sky One) che vede, tra l’altro, all’interno del cast un’attrice molto famosa in quel di
Hollywood: Demi Moore. E già per questo diamo una chance a questa serie
fantascientifica che ci racconta per l’ennesima volta di cosa potrebbe
succedere in un’ipotetica società del futuro e soprattutto cosa succederebbe se
tutto (o quasi) diventasse legittimo, se la monogamia venisse vietata e se non
esistesse più la privacy? Cosa succederebbe senza famiglia, senza valori,
boicottando la storia stessa dell’umanità? Ce lo raccontano John the Savage
(Alden Ehrenreich) e Lenina Crowne (Jessica Brown Findlay) che sono i due protagonisti
dello show. Il futuro in sé e per sé è rappresentato nella maniera classica,
tutto meccanizzato, robot, città supertecnologiche, tutto molto grigio e senza
colori, la novità sta nel fare un po’ quel che si vuole, ma è davvero così? E
soprattutto sono davvero tutti felici come enuncia la frase d’ingresso della
serie? Ovviamente no, ma lo scopriremo strada facendo nel corso dei 9 episodi
che compongono la prima stagione. John in particolare è quello che più risente
del cambiamento, non trova serenità nella società di New London e non sente di
appartenere a nessuna delle caste formatesi in città. Di fondo ci si rende
subito conto che le idee di tutti non siano poi così futuristiche e geniali, né
tantomeno sorprendenti, ma sembra che tutti siano meravigliati da qualsiasi
novità (che non è esattamente una novità), forse perché vivono prendendosi
delle pillole “miracolose” che somigliano vagamente a degli antidepressivi?
Probabile. Lenina invece è indagata per aver fatto sesso troppo spesso con lo
stesso uomo, Henry Foster (Sen Mitsuji), cosa impensabile in questa nuova
società distopica, ma il personaggio in sé non attrae.
Gli aspetti visivi dello
show sono splendidi, sembra tutto molto naturale, il cast ottimo, ma la serie
non graffia, non affonda mai del tutto nella storia e nelle vite dei
personaggi, rimanendo superficiale sotto ogni punto di vista. Si capisce fin da
subito che la serie voglia perseguire il successo di “Westworld” senza però
minimamente avvicinarsi alla qualità di quest’ultimo. La noia che echeggia nella
caratterizzazione del personaggio principale di John si esporta anche in tutto
il resto della narrazione, un tedio che percorre un po’ tutti i nove episodi, i
cui guizzi vengono dati soltanto da alcune immagini di violenza e di sesso, ma
anche quelle dopo poco annoiano, troppe tette e parecchie chiappe buttate lì a
caso. Il libro originale ha del fascino perché si inoltra nella vita e nelle
menti dei vari personaggi e nella loro difficile scelta tra libertà e felicità
e soprattutto si rafforza chiedendosi cosa significherebbe non potere più
amare. Qui tutto questo è completamente assente. Nel cast come dicevamo anche
Demi Moore nel ruolo di Linda, madre alcolizzata di John ed Harry Lloyd nei
panni di Bernard Marx, responsabile della casta dove vive Lenina.
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