“Potrebbe risultarvi inaspettato il fatto che oggi non accennerò a parlarvi della minaccia militare sovietica, bensì di un’altra minaccia, una minaccia alla famiglia tradizionale americana, altrettanto pericolosa e decisamente molto più insidiosa: la minaccia del movimento di liberazione della donna”
Basta un nome ed un cognome: Cate Blanchett, e tutto il resto si annulla. Prendetevi 9 ore della vostra vita, accomodatevi su un divano e godetevi questa splendida miniserie in 9 episodi Mrs. America, targata Hulu creata da Dahvi Waller, già dietro le quinte di “Desperate Housewives” e “Mad Men”, di cui sentiremo sicuramente parlare nelle prossime nomination agli Emmy Awards. La Blanchett prende in questo contesto le sembianze di Phyllis Schlafly, scrittrice e politica statunitense realmente esistita, che dagli anni ’50 si fece paladina della lotta contro il femminismo. La donna è sempre stata, fino all’ultimo anno della sua vita, il 2016, anno in cui sostenne fortemente Trump, una accanita conservatrice, sempre contro le pari opportunità tra uomini e donne, contro l’aborto, ed ha sempre scritto libri di grandissimo successo sull’argomento. Quindi ci troviamo di fronte ad una protagonista non facile e sicuramente negativa, che si lascia odiare facilmente. Nella serie in particolare ci soffermiamo sulla lotta della donna contro l’emendamento del 1971 che prevedeva le pari opportunità, sotto tutti i punti di vista. La Schlafly scenderà fin da subito in conflitto con le femministe dell’epoca: Gloria Steinem (Rose Byrne), Shirley Chisholm (Uzo Aduba), Jill Ruckelshaus (Elizabeth Banks), Betty Friedan (Tracey Yllman) e Bella Abzug (Margo Martindale), tra le più famose dell’epoca. “Mrs. America” è ovviamente un po’ romanzata, uno show che però prende spunto da uno dei decenni più accattivanti del 900, gli anni ’70, un decennio di lotte, di guerriglie, di idee, valori e sommosse popolari, vissute pienamente nell’America di Nixon e Ford, due repubblicani accaniti. Il cast, quasi completamente femminile, è splendido in ogni sua parte. Spicca ovviamente una Blanchett strepitosa, ma le altre donne non sfigurano al confronto. Nel cast però c’è un’altra attrice eccezionale, Sarah Paulson che interpreta Alice Macray, amica di Phyllis, al quale non interessa la politica, ma incoraggia la donna a lottare per le sue idee. Nel cast da ricordare anche Fred Schlafly (John Slattery), marito di Phyllis e Phil Crane (James Marsden), politico americano repubblicano che ha fatto parte della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti dal 1969 al 2005. La trama è incalzante e con l’andare avanti degli episodi diventa sempre più travolgente. La narrazione è perfetta, costumi, colonna sonora, dialoghi, sceneggiatura, fotografia, tutto rientra nell’eccellenza di un settore tecnico che non pecca praticamente in nulla. Dirigono Anna Bolden e Ryan Fleck, già dietro le quinte del colossal cinematografico “Capitan Marvel”. E’ il potere ad essere punto cruciale di tutta la storia, pro o contro di esso, tutto ruota intorno al potere, ma da un lato c’è una Schlafly che sembra dare sempre voce alla sua stessa voce, le altre invece sono coalizzate per combattere, in uno splendido una contro tutte, in cui il sorriso accattivante e cattivo della Blanchett sembra sempre spegnere tutto il resto. Unica pecca dello show è forse la lunghezza. Nonostante non annoi affatto, la storia di “Mrs. America” forse sarebbe stata meglio focalizzata all’interno di un film di due o tre ore. E’ una serie tragica, che racconta una storia deprimente e a tratti imbarazzante, ma lo fa in maniera incredibilmente forte ed elegante al tempo stesso, una storia dove le interpretazioni della Blanchett e dell’intero cast sono uniformemente strepitose e ci sono molti singoli momenti riflessivi e reali, di quella realtà che mette quasi paura e fa calare il silenzio. Uno spettacolo unico, da vedere.
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