“Ogni madre pensa che il figlio sia
speciale, ma io ho ragione! Mio dolce bambino, perché sei tu colui
che deve salvare il mondo?”
Altra serie fantasy in arrivo su
Netflix. L'ennesima! “Dion” - l'originale è "Raising Dion" - basata sull'omonimo fumetto del 2015
creato dallo stesso Dennis A. Liu che crea la serie, ci racconta in 9
episodi la vita di una madre, Nicole Reese (Alisha Wainwright), che
alleva da sola suo figlio Dion (Ja'Siah Young) dopo la morte del
marito Mark (Michael B. Jordan), che noi conosciamo soltanto
attraverso dei flash-back. Ovviamente la donna vive tutti i drammi e
le emozioni che può vivere una madre che deve crescere un figlio da
sola, il tutto amplificato dal fatto che Dion inizia in tenera età a
manifestare diverse capacità paranormali, come un supereroe
cinematografico. Con l'aiuto dell'amico Pat (Jason Ritter), Nicole
farà di tutto per tenere celati i poteri di Dion al mondo e
proteggere il figlio da alcuni uomini che vogliono usare quei poteri
per i propri scopi.
La serie non è nulla di che, accettabile, tutto
viaggia nella sufficienza: il cast ha delle lacune notevoli, la regia
non è perfetta, la narrazione presenta dei buchi e dei cali tensivi
visibilissimi, la trama è banale e prevedibile, di serie e film sui
supereori ne abbiamo visti in quantità industriali e trovare
qualcosa di “innovativo” in questo ambito è praticamente
impossibile: quanti supereroi ci sono nella storia che nascono
bullizzati e poi magicamente, grazie alla puntura di un ragno,
all'esplosione di qualche agente tossico o alla contaminazione di
qualche sostanza impossibile da trovare in natura, si trasformano e
diventano i salvatori della galassia? A bizzeffe.
E qui la cosa non è molto diversa: abbiamo il ragazzino bullizzato dai suoi compagni perché uno dei pochi di colore in una scuola di “bianchi”, respinto da tutti tranne che dai nerd e dagli emarginati come lui. Insomma tutto molto classico che ci pone di fronte il solito incipit con molti cloni e pochissimi spunti nuovi. Quello che è certo è che si entra facilmente in simbiosi con il piccolo Dion e ci sta subito simpatico, per il resto però la serie presenta numerose pecche, che abbiamo già suddetto. La cosa migliore è sicuramente il lato visivo, gli effetti speciali sono abbastanza interessanti e poi c'è il personaggio di Pat che è sicuramente il migliore, sia dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio che della interpretazione del bravo Jason Ritter.
E qui la cosa non è molto diversa: abbiamo il ragazzino bullizzato dai suoi compagni perché uno dei pochi di colore in una scuola di “bianchi”, respinto da tutti tranne che dai nerd e dagli emarginati come lui. Insomma tutto molto classico che ci pone di fronte il solito incipit con molti cloni e pochissimi spunti nuovi. Quello che è certo è che si entra facilmente in simbiosi con il piccolo Dion e ci sta subito simpatico, per il resto però la serie presenta numerose pecche, che abbiamo già suddetto. La cosa migliore è sicuramente il lato visivo, gli effetti speciali sono abbastanza interessanti e poi c'è il personaggio di Pat che è sicuramente il migliore, sia dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio che della interpretazione del bravo Jason Ritter.
“Uno dei pochi vantaggi dell'essere
invisibile è che ascolti gli altri”
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