“Sono stati riportati 3412 stupri
alla polizia di New York l'anno scorso... tutte e 3412 le volte la
vittima è stata aggredita, bloccata, minacciata, maltrattata e
stuprata... la situazione va al di là del poblematico, è diventata
epidemica... non ne abbiamo il controllo, ma potremmo averlo”
“When They See Us”, miniserie Netflix creata e scritta da Ava DuVernay e composta da 4 episodi, racconta di
un fatto molto scottante della cronaca sul finire degli anni '80: il
caso della jogger di Central Park. Il 19 aprile del 1989 infatti, una
donna di 28 anni, Trisha Meili (che qui ha il volto di Alexandra
Templer), venne assalita e stuprata mentre praticava jogging nel
parco più rinomato di New York. Considerato “uno dei crimini di
più alta risonanza degli anni '80”, la serie in particolare si
pone come obiettivo quello di esplorare le vite dei 5 sospettati
accusati dell'aggressione e delle rispettive famiglie. I 5 arrestati
sono: Kevin Richardson (Asante Blackk da giovane; Justin Cunningham
da adulto), Antron McGray (Caleel Harris da giovane; Jovan Adepo da
adulto), Yusef Salaam (Ethan Herisse da giovane; Chris Chalk da
adulto), Raymond Santana (Marquis Rodriguez da giovane; Freddy
Miyares da adulto) e Korey Wise (Jharrel Jerome) che, dopo essere
stati messi singolarmente sotto torchio ed aver forzatamente
confessato il crimine, subiscono regolare processo, solo quattro però
vengono ritenuti colpevoli di stupro. A Wise, che all'epoca dei fatti
è l'unico che abbia già compiuto 16 anni, viene fatta scontare la
pena in un carcere per adulti, gli altri invece verranno condannati
col massimo della pena prevista per un minorenne. Dodici anni dopo
però, il vero colpevole, Matias Reyes (Reece Noi), confesserà il
crimine in seguito a delle prove del DNA e ai cinque uomini
precedentemente ritenuti colpevoli verrà annullata la condanna.
La
storia fece molto scalpore e la serie ci mostra i fatti in maniera
esemplare, non tralasciando nulla e non risultando mai pesante,
nonostante ogni episodio sia lungo circa un'ora e un quarto, ma la
serie rappresenta tutto ciò che un telefilm dovrebbe possedere a
livello tecnico ed emotivo: splendidi i dialoghi, bella l'esposizione
degli eventi che aggiungono umanità ad una storia che di umano ha
davvero poco, il cast numerosissimo, che vede anche tra i suoi
personaggi nomi del calibro di Vera Farmiga, Felicity Huffman e
Joshua Jackson, è perfetto in ogni sua parte, il racconto fa
immergere pienamente il telespettatore, grazie anche ad una regia
impeccabile, e ci fa capire quanto possa essere ancora oggi
“spettacolare” un crimine se raccontato bene così come avviene
in “When They See Us”. Il desiderio di giustizia, di rivalsa, la
demonizzazione della gente, la furia, l'aspetto straziante delle
famiglie, il tentativo di raccontare uno dei fallimenti legali più
imponenti della storia americana riesce pienamente ad una Ava
DuVernay in stato di grazia che riesce a raccontare una storia
sconvolgente in maniera minuziosa, elegante, mettendo il punto di
vista raziale non come punto focale di tutto, ma come partenza e
arrivo di qualcosa che si sa che esiste, ma che non è il solo punto
su cui orientare e bloccare tutta la trama. Una delle miniserie più
interessanti del 2019, anche se quest'anno c'è proprio l'imbarazzo
della scelta per quanto riguarda la categoria, ma in particolare
“When They See Us” è stata accolta positivamente anche dal
pubblico che ad un mese dal rilascio della serie su Netflix è stata
vista da oltre 23 milioni di spettatori nei Paesi dove arriva il
segnale del canale on demand.
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