“Divertirsi porta sfiga, Max... due
minuti fa ho compiuto 36 anni ed il pensiero che puoi morire da un
momento all'altro ti toglie il divertimento”
Ideata da Natasha Lyonne, che è anche
protagonista della serie, insieme a Amy Poehler e Leslye Headland,
“Russian Doll” è la nuova stramba serie della Netflix che parla
quasi esclusivamente un linguaggio femminile, anche perché è
diretta, scritta, ideata e prodotta interamente da donne. All'inizio
sembra la classica comedy americana, un po' fuori dalle righe, piena
di ovvietà e humor nero. Dopo pochi minuti ci si chiede: “Ma cosa
sto guardando?” e dopo qualche altro minuto ancora ti ritrovi a
pensare che invece ti trovi dinanzi o ad una schifezza o ad una
genialata. Da qualsiasi lato si guardi la nuova serie della Netflix
ti manda in loop il cervello e non capisci più davvero cosa ti porta
a continuarne la visione, eppure una forza intrinseca ti dice di
andare avanti, di vedere cosa succederà a Nadia, protagonista di
“Russian Doll”, interpretata dalla suddetta Natasha Lyonne, volto
noto della serialità statunitense, già nel cast di “Orange is the
New Black”. Come dicevamo qualche settimana fa, la Netflix
quest'anno ha cominciato con il piede giusto e “Russian Doll”
continua ad essere l'esempio di questo miglioramento.
Bisogna
aspettare qualche episodio per dare un senso ad un trama che
apparentemente senso non ne ha e per dare un giudizio in merito,
perché la serie ha notevoli punti di forza, oltre al cast, ai
dialoghi, alle battute non scontate, ci sono momenti che entrano
nell'intimo della protagonista, scene intense, riflessive, senza però
percorrere la strada della smanceria banale, perché “Russian Doll”
non ha assolutamente nulla di banale, a parte la trama di base che è
il difetto più grande della serie. La trama infatti è quella
eccessivamente abusata dei film stile: “Ricomincio da Capo” e
simili. Di storie in cui il o la prostagonista si trovi a rivivere
quella determinata giornata per una serie interminabile di volte ce
ne stanno a bizzeffe, diciamo le cose come stanno e questo è quello
che fa Nadia entrando in un loop temporale che la riporta ogni giorno
a risvegliarsi in un cesso, guardandosi allo specchio, nel giorno
della festa del suo trentaseiesimo compleanno. Ogni giorno muore
nella maniera più disparata per poi ritrovarsi illesa ed incolume un
tot di ore prima, sempre nella medesima posizione e nel medesimo
luogo. Il motivo del perché il mondo le voglia così male, sarà la
scusa principale per godersi le (dis)avventure di Nadia Vulvokov e
degli altri personaggi: Maxine (Greta Lee) e Lizzy (Rebecca
Henderson), amiche della protagonista, John (Yul Vazquez), agente
immobiliare ed ex fidanzato di Nadia, Alan (Charlie Barnett), anche
lui alle prese con lo stesso loop temporale della nostra
protagonista, sarà divertente capire cosa li lega, ed infine Ruth
(Elizabeth Ashley), terapeuta e amica di famiglia dei Vulvokov. Come
dicevamo quindi, alla serie va data una chance, perché è facile
abbandonarla dopo il primo episodio, ma è soltanto con il tempo, nel
corso di questi primi 8 episodi, che si comincia ad apprezzare
davvero, che cresce, che si delineano le incongruenze, che affiorano
le verità, fino ad un finale di stagione splendido. Cuore pulsante
della serie però è senza alcun ombra di dubbio una Natasha Lyonne
in stato di grazia, che forse potrebbe meritarsi, grazie proprio a
questa interpretazione, qualche nomination in contesti importanti.
Personaggi e doppiatori:
Nadia (Selvaggia Quattrini)
Maxine (Francesca Manicone)
John (Vittorio Guerrieri)
Ruth (Melina Martello)
Alan (Emanuele Ruzza)
Lizzy (Ilaria Stagni)
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