“E’ in arrivo la tempesta” è il nuovo album di Martino Adriani. Nove canzoni sospese tra ironia e apparente leggerezza, con una vena malinconica preponderante a rendere il corpus omogeneo e suggestivo. Un album piacevole, scritto bene, dove sono i contorni, le sfumature a far la differenza:
“Ariel”: accattivante ed evocativo brano pop, non a caso è il primo singolo estratto, con un testo non banale, ricco di immagini, una sorta di riuscito incontro tra gli Zen Circus e i Baustelle: “perdiamoci su strade secondarie e un pò bugiarde dalla birra consolati spettiniamoci”
“Lulù”: ballad al pianoforte, dall’incedere trasognante: “perché sei andato via, l’amore è una bugia”
“Sorriso”: aneliti rock su un tessuto ironico, scanzonato e ben arrangiato: “ti tiene d’occhio quello li come fossi il suo cane”
“Demoni”: incedere solenne con la chitarra elettrica protagonista “abbracciami anche se più non mi ami” senza particolari guizzi nel suo dipanarsi
“Bottiglie di Chianti”: delicata e complice: “siamo ormai una farsa, mi sento un bimbo in castigo tu metti il tuo cuore nel frigo e non lo riscaldi più”
“Per mezz’ora del tuo sguardo”: mood blues e scorci d’oriente per interessanti aperture melodiche: “dammi i tuoi occhi malinconici anche se solo per mezz’ora, ma dammeli ora”
“Paolo Conte nello stereo”: tra intimità e ironia per un sound minimal che non dispiace:“ora che sei per me il comico che mi fa ridere, la musa che mi fa scrivere”
“Paranoic Village”: filastrocca che procede per accumulo, fondata sulla ripetizioni di pochi elementi e con poche varianti: “tutti in fila indiana per la via zoppicante colpa dell’apatia”
“Il mio mondo”: eterea e morbida con buone armonie: “viviamo questa quiete come fosse l’ultima”
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