“Non me ne frega niente dei soldi...
non mi occupo io del recupero dei soldi. Io mi assicuro che tu ti
penta di non aver pagato quando ne avevi la possibilità”
Basta guardare i primi minuti di “Mr.
Inbetween” per capire che è una serie di nicchia mirata per far
colpo sulla critica e la cosa è decisamente riuscita. La serie di
carattere noir è di origine australiana anche se è prodotta dalla
statunitense FX, tanto che è quest'ultima ad essere la prima a
mandarla in onda. Basata sul film del 2005 “The Magician”,
all'epoca scritto, diretto e interpretato da Scott Ryan, che scrive e
si pone al centro della storia anche in questa serie in sei episodi,
già rinnovata per una seconda stagione che racconta la vita di un
sicario, Ray Shoesmith, che, come abbiamo già detto, ha il volto di
Scott Ryan, che è assolutamente risoluto nel suo mestiere: niente lo
intacca, sembra avere il cuore di pietra e il sangue di ghiaccio,
però nonostante non sembri avere una coscienza, l'uomo ha degli
amici e soprattutto prova dei sentimenti per una donna. Pur avendo
una durata di 25 minuti ad episodio la serie non è di certo una
comedy e aggira tutta la sua trama su questo protagonista cinico,
calvo, tremendamente calmo e irrimediabilmente instabile. E “Mr.
Inbetween” è esattamente come il suo protagonista: tremendamente
calma, impassibile, con i dialoghi tirati all'osso, una narrazione
lentissima, a tratti prevedibile, in cui ci si aspetta succedi
qualcosa da un momento all'altro, ma non succede praticamente mai
nulla. La serie sembra costantemente studiare il suo personaggio
principale, senza mai addentrarsi realmente sulla psicologia di esso,
lasciando tutto molto sospeso, senza mai entrare in nessun
particolare, sovrintendendo un lato comico che però risulta
praticamente assente.
Nel cast ci sono: la figlia di Ray, Brit (Chika
Yasumura), l'amico Gary (Justin Rosniak), custode del fratello malato
Bruce (Nicholas Cassim) e Ally (Brooke Satchwell), la donna di cui
l'uomo si invaghisce, ma che non sa come conquistare, tanto che parla
con il suo cane per cercare dei consigli che ovviamente non arrivano.
Perché Ray in fondo è un uomo solo, certamente violento e un freddo
killer, ma di contro è un uomo che ha ancora voglia di amare e che
se vede una coccinella che rischia di morire, la prende e la sposta.
Quindi alla fine è di certo un personaggio non banale ne tantomeno
superficiale, ma il contesto non aiuta a metterlo in luce. Alla resa
dei conti ci troviamo di fronte ad una serie per pochi, che dal punto
di vista tecnico non è per niente male, ma che non spinge il
telespettatore a volerne continuare la visione, perché in fondo non
c'è una trama di base così forte che possa portare a dire: “chissà
cosa succederà nel prossimo episodio”. Nulla. Ed ecco perché
torniamo al discorso iniziale, la serie è visibilmente diretta alla
critica, diretta a raccogliere qualche premio, che, a nostro avviso,
non arriverà neppure, ma di certo non è una serie rivolta alle
masse, creata per diventare un fenomeno di culto o per sperare di far
impennare gli indici di ascolto.
Commenti
Posta un commento