“In Brasile si pensa che essere
poliziotto significa entrare in una favela e imbattersi in una
sparatoria... questo non vuol dire essere un poliziotto, ma essere un
poliziotto stupido. Ciò che fotte il nostro Paese non è la violenza
nelle favelas, non è la mancanza di educazione, non è il sistema
sanitario fallito, il deficit pubblico o il tasso d'interesse, ciò
che fotte il nostro Paese è la causa di tutto questo!”
Ispirato ad una storia vera, la nuova
serie della Netflix, dagli stessi produttori di Narcos, ha
effettivamente la medesima mano ed anche la trama lo ricorda molto.
“O Mecanismo”, questo il titolo della nuova serie, racconta il
più grande scandalo della storia della polizia brasiliana. Negli
anni la Netflix ci ha abituati ad un modello seriale che sembra già
pre-stabilito eppure continua a funzionare. Non solo, “O
Mecanismo”, è l'ennesima produzione Netflix al di fuori degli USA,
dopo l'Italia, la Germania, la Francia, il Belgio, ora è il turono
del Brasile. Come dicevamo la serie racconta una storia vera,
precisamente quella dell'operazione di Car Wash legato alla compagnia
petrolifera statale Petrobras, nel quale è stata coinvolta anche la
Presidente Dilma Rousseff. A differenza di “Narcos” qui per
fortuna non si parla di cocaina e la violenza è più misurata,
almeno inizialmente, ma anche la qualità non è agli stessi livelli:
il Pilot è ambientato quasi interamente nel 2003, ma quando negli
ultimi minuti si fa un salto temporale al 2013, si decide di non
invecchiare i personaggi e lasciarli tale e quali, come se il tempo
non fosse passato.
Altro problema riguarda il modo di raccontare la
storia: il telespettatore si trova costretto a cercare notizie su
Google se non conosce la storia della Petrobras e di tutto quello che
successe all'apoca, perché la serie non da un'idea chiara in merito.
I Pilot solitamente sono usati per esporre l'incipit e quindi per
spiegare nella maniera più corretta dove ci troviamo e che qual è
la caratterizzazione della serie, facendoci conoscere i vari
personaggi e spiegandoci i vari ruoli, in “O Mecanismo” questo
non avviene e si da per scontato che il pubblico sappia a cosa ci si
stia riferendo. A questo aggiungiamo un cast sconosciuto, una voce
narrante troppo presente e fastidiosa e una location sprecata, perché
non viene quasi mai mostrata la bellezza del Brasile. Insomma la
serie sembra essere stata creata soltanto per i telespettatori
brasiliani. In compenso però ci mostra comunque una storia che quasi
nessuno conosce e ci da la possibilità di vedere quel lato “brutto”
del Brasile, quella facciata nascosta, che fondamentalmente non
conosciamo. Solo questo si salva.
“O Mecanismo” è quindi un
drama politico, mixato con il solito crime, creato da Josè Padilha,
formato da 8 episodi che vede nel cast: un ufficiale di polizia,
Marco Ruffo (Selton Mello), che lavora da 20 anni e come dice lui
stesso: “non sono mai stato corrotto”, ma in compenso ha parecchi
problemi a gestire il mondo della criminalità che mette in serio
pericolo anche la sua famiglia; Verena Cardoni (Caroline Abras),
collaboratrice di Ruffo, che nel salto temporale, a seguito di scelte
drastiche del suo capo, ne prenderà il posto; ed infine Roberto
Ibrahim (Enrique Diaz), nemico giurato di Marco, che nel Pilot ci
viene descritto come un semplice trafficante, ma è decisamente molto
di più. Loro sono senza alcun dubbio i tre co-protagonisti su cui
ruota tutta la storia, una storia che sicuramente attirerà i fan di
“Narcos” e il pubblico brasiliano, ma alla fine della fiera ci
troviamo di fronte ad un tradizionale poliziesco con una storia
troppo lontana da noi.
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