“E ora insegna a questi barbari a
giocare a calcio come si deve”
“21 Thunder”, la serie tv canadese,
della CBC, distribuita in tutto il mondo dalla Netflix e che diventa
a tutti gli effetti la prima serie sul mondo del calcio del network
on demand, ha riscontrato difficoltà nel trovare pubblico in patria
e quindi si prova a trovare degli affezionati in giro per il pianeta,
ma è decisamente complicato legarsi ad una serie del genere. “21
Thunder” racconta di un mondo “difficile”, quello del calcio
per l'appunto, con tutte le dinamiche ed i contorni del caso:
corruzione, litigi, problemi muscolari, sessuali e legali, tra alcol,
chiacchiere da spogliatoio, nonnismo ed un cast ovviamente
numerosissimo, ma soprattutto tanti tanti stereotipi. La squadra di
cui seguiremo nel dettaglio le vicende è il Montreal, che riesce ad
acquisire un nuovo giocatore, Junior Lolo (Emmanuel Kabongo), in
arrivo direttamente dall'Africa che potrebbe essere il cavallo di
punta del nuovo campionato.
La serie gioca su canali tipicamente da
drama più che “sportivi” e ci fa capire come vincere o perdere
sia non solo una questione di partita, ma anche di stile di vita. Le
storie dei personaggi in circolo in questa nuova serie sono, come
divevamo, molto stereotipate e per questo assolutamente poco
originali: abbiamo l'africano Junior con le difficoltà di
ambientarsi nel passaggio dal campo sterrato allo stadio; il bulletto
Nolan (RJ Fetherstonhaugh) con problemi di alcol e sesso e che si
troverà ben presto invischiato in una sparatoria; Alex el Haddadi
(Andres Joseph), portiere e capitano della squadra; Albert Rocas
(Conrad Pla), coach tenace che non vedrà di buon occhio l'arrivo
della “olimpionica” Christy Cook (Stephanie Bennett) che dovrebbe
fargli da spalla tecnica, ma che lui maltratta costantemente – la
Cook tra l'altro ha una storia familiare molto difficile ed è il
personaggio forse meglio riuscito.
Ma la Cook non è l'unico
personaggio femminile negli spogliatoi e questo ovviamente crea
chiaramente visibili tensioni sessuali. E poi ancora troviamo il
super campione che si fa chiamare Special K (Kyle Mac), il dispotico
Stefan Arnaud (Kevin Claydon) con un grosso problema al ginocchio che
tenta in tutti i modi di tenere nascosto, il neo arrivato James Tran
(Jonathan Kim), coreano che subisce pressioni e nonnismo fin dal
primo momento che mette piede negli spogliatoi. Insomma c'è di tutto
in questo parterre fatto nella quasi totalità di attori con
espressioni facciali monocorde, assolutamente indecifrabili in alcuni
casi e c'è da aggiungere che stavolta, forse proprio per la
scarsezza del cast, nonostante noi abbiamo sempre elogiato i nostri
doppiatori e tutta la compagine del doppiaggio italiano, dobbiamo
dire che anche nella trasposizione in italiano la serie pecca
parecchio. Insomma poco, per non dire niente, riusciamo a salvare di
questa serie sul mondo dello sport più praticato e seguito al mondo.
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