“Roma è da tutti” segna il ritorno in grande stile di Luca Barbarossa. Un disco bellissimo che fa emozionare e riflettere ma anche divertire. Perché Roma, i romani o semplicemente le persone che ci vivono sono lo specchio fedele di questa Italia. Narrandone i vizi e le virtù, Barbarossa colpisce nel segno, con una “poetica popolare” ora vigorosa, ora malinconica, sempre incisiva. Canzoni che parlano col cuore e al cuore ma con la testa ben piantata “in questa terra”.
“Passame er sale”: Una delle migliori canzoni dell’ultimo Sanremo, intensa e suggestiva: “ah simme chiedi l’amore cos’è… io non c’ho le parole che c’hanno i poeti, non è robba pe’me”
“Come stai”: dall’incedere trascinante, blueseggiante, dalla melodia niente affatto banale e un ottimo arrangiamento: “la vita così è meglio di un filme”
“La dieta”: divertente parallelismo tra cibo e amore “pe fa una cacio e pepe de rispetto deve esser quasi crudo lo spaghetto” tipico stornello con ritornello evocativo
“Roma è de tutti”: con Fiorella Mannoia, è una sorta di “Viva l’Italia” in ottica romana: “Roma è una madre che co uno sguardo già te capisce”
“Se penso a te”: “io qui ci ho perso il core aiutami a trovarlo” dal mood notturno e altamente evocativa
“La pennica”: “è come annà n’vacanza dai pensieri” divertente filastrocca swing
“Madur - Morte accidentale di un romano”: con Mannarino, i ritmi si alzano, per un blues “selvaggio” contro il razzismo: “hi c’ha Roma dentro ar core canta pure quanno more”.
“Tutti fenomeni”: “.. finchè stanno seduti fori al bar” altro stornello, con un gran testo, a descriver il tipico vizio italiano di aver la soluzione di tutti i problemi, con accenni country e coro bimbi nel ritornello.
“Via da Roma”: “voglio andà via da Roma, sta Roma m’ha stufato” delicati arpeggi di chitarre per una ninna nanna d’amore e odio per la città del cuore, brano che Barbarossa conservava da oltre trent’anni e che vede alla scrittura il regista Luigi Magni
“La Mota”: incalzante ska coi fiati a prendersi la scena: “punto il pedone che resta là e non s’azzarda a attraversà"
“Lallabbai”: “ogni fiaba sai a memoria non me posso improvvisà” toccante ninna nanna che prende quasi a pretesto la figlia che non si addormenta per parlare della perdita del proprio padre.
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