"Che può dire una
bambina di 5 anni ad uno psicologo? Mi fece fare uno stupido
lavoretto terapeutico, si chiamava scatola delle urla. Ci dovevo
urlare dentro tutte le volte che mi veniva da urlare... mai usata in
realtà! Mio padre si!"
1996.
Primo giorno di liceo. Luke, McQuaid e Tyler sono le tre matricole
protagoniste di "Everything Sucks" alle prese con i primi
difficili giorni in un mondo completamente nuovo e diverso. Questa
nuova serie adolescenziale della Netflix, ricorda molto "Bayside
School", "Primi Baci" e tutte quelle serie degli anni
'90 che hanno invaso i pomeriggi di Italia 1 in quel decennio. Gli
anni '90 stanno sicuramente tornando di moda e la Netflix prende al
volo l'occasione per rimanere come sempre al passo coi tempi. Tra
flash mob, corsi di recitazione, tg mattutini e prime cotte
adolescenziali, la serie è trash al punto giusto e potrebbe piacere
a quei trentenni che vivevano di questo nel dopo scuola, al ritorno a
casa, tra "Non è la Rai" e "Bim Bum Bam".
La
storia, corale, è una comedy dove le vite dei protagonisti surclassa
la vita scolastica, com'è normale che sia e mentre Luke (Jahi
Di'Allo Winston) si invaghisce della figlia del Preside Messner
(Patch
Darragh),
Kate (Peyton Kennedy), di un anno più grande e che probabilmente
preferisce le donzelle ai principi azzurri, McQuaid (Rio Mangini) e
Tyler (Quinn Liebling) cercano ancora un posto nella società
chiedendo consigli al loro amico che sembra, ma solo apparentemente,
saperci fare con l'altro sesso. "Everything Sucks" è un
nuovo spaccato sul mondo della pubertà, i minorenni già presenti ed
al centro dell'attenzione in serie ormai cult come "Tredici"
e "Stranger Things", si ritrovano qui, in un telefilm che
probabilmente non rimarrà nella storia, perché manca l'attrito di
una trama forte, una narrazione lenta ed una sceneggiatura poco
originale.
Di contro interessanti i riferimenti agli anni '90, i
costumi e le location, bellissima la colonna sonora, tra Oasis e
Cramberries, ma forse non basta in questo caso. Si va ad esplorare in
un territorio purtroppo già parecchie volte sfruttato e
chiacchierato. La partenza è già sbagliata, se chiamiamo la
cittadina fittizia in cui si svolgono le "avventure" dei
protagonisti: "Boring" (noioso), allora già di per se vai
a cascare male. La forza è senza alcun dubbio però l'elemento
nostalgico, quello che ci riporta a vent'anni fa, circa, anni in cui
i ragazzi crescevano tra i primi videogame, i walkman (e subito torna
in mente preponderante "Tredici"), televisiori cubici e
relazioni che ancora avvenivano senza l'ausilio di uno smartphone o
con un social network, semplicemente guardandosi negli occhi.
Da un
lato i classici sfigati senza amici, quelli che preferivano la Tv
alle relazioni sociali, e di contro i fighi, quelli che si lasciavano
alla spalle una serie di seguaci che si limitavano a farsi
indirizzare la via dal leader. "Everything Sucks" è quindi
uno show inventato per chi è nato negli anni '80 e che in tutto
questo ci si ritrova con quel pizzico di malinconia tipico di chi
pensa "si stava meglio quando si stava peggio". Tra timori
verso la scoperta di altri orientamenti sessuali, gare amatoriali di
fantascienza e filmati fatti con le prime videocamere, i primi
rancori e dissapori con i genitori che non capiscono il passaggio del
figlio alla fase della pubertà, come se loro non ci fossero mai
passati, "Everything Sucks" scorre via tranquilla, cheta,
senza marchiare il territorio, ma facendosi seguire senza sforzi
nell'arco dei 10 episodi che compongono una prima stagione carina, ma
non riconoscibile.
Personaggi e
doppiatori:
Luke O'Neil (Tito
Marteddu)
Kate Messner (Agnese
Marteddu)
Ken Mssner (Roberto
Stocchi)
McQuaid (Riccardo
Suarez)
Tyler (Arturo Valli)
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