Angela Baraldi - Tornano Sempre




“Tornano sempre” di "Angela Baraldi" è un album come recitano le note stampa "frutto di improvvisazioni a microfono aperto... un’improvvisazione lunghissima, decadente e morbosa, alla Lou Reed da cui sono nati successivamente i brani". E si sente che c'è un fil rouge che in qualche modo lega i brani... ma quello che emerge, quello che rimane, da questa session "interminabile e benedetta" è la bellezza di dieci canzoni che morbide, avvolgenti, a tratti ammalianti si fanno strada ascolto dopo ascolto nella mente... come veri e propri "mantra per stare bene". Certe dinamiche, certe atmosfere, sembrano appartenere per l'appunto a una suite e giocano quasi a rincorrersi, con estrema piacevolezza, ma non si ha mai l'idea di un lavoro monocorde, semmai di un corpo unitario che si evolve gradualmente, che procede con logica... e poesia. 

Prodotto da Giorgio Canali e con Stewie DalCol, Vittoria Burattini e i contributi di Vincenzo Vasi, Emanuele Reverberi e Gianni Maroccolo “Tornano sempre” ci da "da mangiare" e da pensare, perché è un album decisamente sostanzioso, ma riesce nello stesso tempo, nel far perdere l'ascoltatore in "deserti" dove l'immaginazione non può che crescere rigogliosa... grazie alle suggestioni provocate, non è affatto poco: 

"Michimaus": "... lo sa il punto preciso per farmi venire, lui lo sa, ho mangiato il veleno ed era anche buono, ma un uomo non sa restare solo, un uomo che non ha capito niente" suggestiva e crepuscolare, sensuale nel suo incedere, che si rischiara nel ritornello. 
"Josephine": "il tempo non esiste solo i tamburi sanno parlare" d'impatto, arrembante, tribale: "sopra le rovine continua a parlare canta Josephine e liberaci dal male". 
"Tornano sempre": "dai parcheggi ambiti dai vaffanculo scanditi"  la titletrack, a narrare la mediocrità umana dei gesti ripetitivi e ossessivi... testo e musica costruito per accumulo per un sound morbido con un ritornello che non rinuncia alla melodia.
"Uomo nuovo": "non esisto non ci sono sono la pietra angolare di un castello di carta che sta per crollare" come sopra... quasi il continuo della traccia precedente.
"Hollywood Babilonia": "a diventare furbi si impara a essere cattivi vita bugiarda sei tu che guardi il vuoto o il vuoto che ti guarda?" arpeggi e percussioni "cinematografici" per una cantilena dolente che riporta alla memoria "per certi versi" i Nomadi di "Il Paese delle Favole".
"Sono felice": cover di Macromeo "sono felice come una pistola, uguale a quella che mi son portata a scuola, sono felice di essere felice, sono felice di farti un po' paura" è una filastrocca gioiosa e amara al tempo stesso, con Riccardo Da Col alla batteria... bene arrangiata, varia con un paio di inserti noise che non dispiacciono.
"Tutti a casa": "bella la gioventù non l'ho mai detto, ma l'ho sentito dire da chi è partito soldato" intensa ballad costruita come si deve con un'ottima coda finale.
"Chiudimi gli occhi": "i nostri ricordi scordati da giorni li ritrovi diversi aggiornati dai sogni" un mood minimal e sinuoso con la chitarra che detta la melodia e la batteria a lavorare sull'attesa... "sette cancelli, sette cani neri ad aspettare prima di entrare chiudimi gli occhi perché non vedo più gli alberi" prima della "attesa esplosione finale" che sa di liberazione.
"1000 poeti": "la macchina del sole si è fermata, la nostra festa tarda a cominciare, l'occhio elettrico si è spento, il duca se n'è è andato via col vento" Altro arrangiamento da sottolineare, con un intreccio di chitarra e cori sul finale da applausi
"Immobili": "se ascolti bene non fa nessun rumore" suggestiva ed evocativa ballad che si dilata opportunamente a richiamare "il viaggio" evocato nel testo.

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