Cantautorato pieno di varianti quello di Fabrizio Luglio. Modi e tempi a parte, sembra di essere su un'altalena emotiva che dondola tra Pop e Rock, senza mai trovare appiglio all'uno o all'altro genere, ma accarezzandoli "Senza disturbare".
"Bordeaux Quay": è una romantica ricerca di quando l'amore si svegliava in quelle "Domeniche in gennaio nel buio dell'alba", ricordi sbiaditi ma pur sempre presenti.
"Il viaggio più lungo": ha un incedere molto più ritmato, forte di un urlo interiore da manifestare, "Per questa rabbia che hai dentro".
"Senza disturbare": la titletrack si spoglia dei precedenti reclami, intima e riflessiva, un monito verso se stessi, più un incoraggiamento che un mea culpa, sempre e comunque intimo.
"Sorprendimi": arriviamo nel cuore del disco con un brano sognante e sommesso, "Sorprendimi quando ti allontani e invece torni a prendermi", forse il brano meno forte del disco.
"Le cose che ho": racconta le sensazioni di una riflessione per niente allegra, fatta di ammissioni su quello che manca, piuttosto che su quello che si ha, "Senza sorridere ho imparato anche a perdere".
"Un milione di anni": è un desiderio, una dichiarazione amorosa fatta sottovoce dal Re, che si spoglia dei suoi armamenti al cospetto dell'amata, sperando in un sì: "Se ti lasci sfiorare, tra un milione di anni si potrà raccontare di te e di me...".
"Feriti ma vivi": ci dice tutto già dal titolo, in un malinconico ricordo di quando si era "Vivi come due bambini in bici sotto un acquazzone".
"La tua stanza": il disco si chiude con un sunto di un album dove amore e ricordi si incontrano quasi sempre per caso, con memorie cinematografiche però presenti e costanti nel tempo, tempo passato, come fosse "Ieri o un giorno di qualche anno fa".
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