Dal gelato fino alle torte pronte: gli spot, già da qualche anno, stanno invadendo musica e fiction. Commistione già nota, direte, eppure col tempo si è oltrepassato ogni limite. Dai film hollywodiani dell'epoca d'oro, dove le grandi star bevevano e fumavano determinate marche ma il tutto era funzionale alla messa in scena, o in tempi più recenti si pensi a "La grande bellezza" di Sorrentino dove il decoro è comunque salvo, perchè sta anche alla bravura dell'autore saper contestualizzare, si è giunti ai giorni nostri, dove è sparita la decenza, con inquadrature prolungate e accessorie. Una volta la caccia alle pubblicità nel cinema era quasi come scovare una chicca. Oggi è un male necessario al quale quasi nessuno fa più caso.
Il product placement, come abbiamo detto, nei film italiani e nelle fiction, non sono neanche tanto camuffati ed anzi il fenomeno è cresciuto a dismisura. Basti ricordare il film “Buongiorno papà” di Edoardo Leo, con il pubblicitario Raoul Bova che spiega alla figlia come i prodotti fossero celati all'interno dei film. Si pensi ad un “Medico in famiglia” qualunque che ha fatto sfoggio di Enel Energia e impianti di sicurezza, o a un “Che Dio ci aiuti”, dove ti insegnavano anche fare la torta Cameo. Le banche poi, ormai sono le prime finanziatrici dei progetti cinematografici italiani. Ci mancherebbe.
Ma oggi anche i videoclip musicali non si esimano dalle marchette. Anche qui, dalla presenza di qualche autovettura - chi non ricorda l'entusiasmo di Piero Pelù con "Io ci sarò" ad esempio - si arriva a “Vorrei ma non posto” di J-Ax e Fedez, con tanto di strofa dedicata e rallenty finale sul prodotto, che sapete benissimo di che stiamo parlando.. e ad Elisa, che nell'ultimo videoclip “Love Me Forever”, "senza vergogna" entra dentro ad un noto supermercato e si mette alla guida del carrello trasformandosi in una Kate Perry made in Italy. Uno spottone esagerato. Quello che è accaduto ad una delle più stimate cantautrici italiane non ci è dato sapere, sarà la partecipazione ad “Amici”, sarà il passo al pop scopiazzato USA, ma prestarsi pure a una roba del genere!
Come a voler dire che per sbarcare il lunario si è costretti a cedere allo sponsor anche in un progetto che dovrebbe essere artistico. O forse sono gli sponsor che sono alla ricerca di nuove strategie di marketing. Possibile. Ma anche di cattivo gusto. Perchè lo sponsor prevale sull'arte e sembra quasi che la canzone sia ridotta al jingle della pubblicità. E tutto ciò degenererà inevitabilmente. Magari vedremo un Gigi D'Alessio che, tra una sonata al piano e l'altra si prepara un surgelato. Ma soprattutto la cosa più grave è vedere la decadenza della cultura, i mancati investimenti. Insomma, il problema è sempre a monte.
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