"Aurora" de "I Cani" è un terzo album che farà discutere, ricco di melodia ma praticamente privo di ritmo che specie per la seconda parte possiamo quasi parlare di cantautorato elettronico, con i testi che si allontanano sempre più dai microcosmi personali e si addentrano nel sociale con l'universo come metafora. Non c'è niente di complesso intendiamoci e non è un lavoro ostico, ma viene facilmente a noia, perché le melodie sono quelle di sempre, a presa rapida, ma musicalmente parlando il tutto risulta sin troppo spoglio. Se la prima metà dell'album nel complesso non dispiace, con un sound elegante e comunque d'impatto anche se si avverte quasi una perdita d'energia, dopo la stessa "Aurora" cinematografica, intensa, via via il tutto finisce con l'assomigliarsi e l'ascolto perde interesse. Alla resa dei conti ci sembra un album di transizione, che non ha una direzione precisa, che segna anzi un passaggio (sembra suggerirci la successione dei brani in scaletta) "volutamente" di cui forse troveremo conto e compiutezza nel quarto capitolo targato "I Cani"
"Questo nostro grande amore": "Dovremmo monetizzare questo nostro grande amore, con dei video virali o dei post svergognati da 7000 mi piace, io e te sponsorizzati venduti a decina di migliaia di euro al brand; tu immagina i bond di questo nostro grande amore in base al tuo tasso d'interesse per me" il concetto "Glamour" che parte a mò di ballad e si estende, minimal, apportando timide varianti disturbanti nella struttura del ritornello che procede a stoppate.
"Non finirà": strofa funky, ritornello dance, aria vintage, con i bassi in evidenza: "riportiamo le filosofie in cantina con le religioni e la playstation due, solo il senso che stia per scadere il tempo quello style sicura non finirà mai" è una sorta di miscuglio Battiato/883, comunque riuscito
"Baby soldato": "Quando sei partita sembrava implicito questa vita ti avrebbe reso invincibile", il singolo che ha anticipato questo terzo album de "I Cani", facendo sin da subito denotare la cifra stilistica dell'intero lavoro... riprende la storia della protagonista di "Non c'è niente di Twee" "La reginetta d'Italia di quattro poveri stronzi"."Non lo avresti mai detto di poter rimpiangere tua sorella con i suoi capelli blu, ribellioni patetiche da città piccola e tua madre urla tu non ne puoi più"
"Il posto più freddo": "Perchè adesso la notte è finita e la droga è scesa, ecco a voi la creatura più sola di questo pianeta" è un brano pop decisamente retrò, melodicamente accattivante, può ricordare come sound, nostalgico, l'ultimo album dei "The Giornalisti": "E' già finita tra noi lo so, ma non pensare male, non chiedo niente di più lo sai, di un respiro da ascoltare, perchè adesso la notte è finita e la luce è accesa e mi sveglio in un posto qualunque alle sette di sera"
"Protobodishattiva": "Veniamo dagli scarti di qualche supernova figli delle stelle ma lo sapevamo già, abbandonati in fasce su un giovane pianeta inferno di vulcani ed eruzioni tossiche" troppo "presenti" i synth, persino fastidiosi a tratti specie nel ritornello
"Aurora": la titletrack, "Abbracia il tuo setellite per un istante solo" si dipana per chiaroscuri e scorci psichedelici
"Una cosa stupida": "Non so mai niente solo che sei viva perché non ci vediamo un giorno se ti va e mi racconti o se vuoi parliamo d'altro qualunque cosa anche una cosa stupida" morbida ballad con un testo un pò banale anche se ha il suo perché nella sua semplicità
"Calabi-Yau": "quanti modi di resistare quando qualcuno non c'è più" sospesa e minimal, "quindi basta cercare la notte su google il mio nome io non voglio più guardare dentro di me non c'è niente di niente miliardi di mondi esistono ancora miliardi di vite per fallire ancora"
"Ultimo mondo": sorta di strumentale francamente accessorio
"Finrà": "l'orrore e il sacrificio, il sangue e il genocidio, finiranno presto come il sale e il dentifricio" mood d'apocalisse, solenne, carico di tensione che però non deflagra
"Sparire": "quello che non mi fa addormentare non è il sociale come il destino che attende questo mondo cane" altro brano decisamente intimo a chiudere "Aurora" nella maniera più logica.
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