Casablanca - Casablanca


I Casablanca sono la nuova creatura di Max Zanotti che prosegue nel suo percorso artistico: romantico, dal cuore dark e con le chitarre elettriche sempre ben affilate senza distaccarsi di una virgola dalla melodia. Undici brani di pregevole fattura, cantati come si deve, arrangiati in modo semplice ma efficace. Qualche rima di troppo nei testi ma che non scadono mai nella banalità, anche nei concetti espressi, che narrano di"tradimenti" verso l'amore, se stessi e gli altri. Come L'Eroe Romantico cantato dalla Sintesi una quindicina di anni fa o come i Meganoidi di Dighe qualche anno addietro o come magari gli stessi Deasonika. Max e i Casablanca appaiono orgogliosamente demodè e non trascurano affatto l'elemento "pop", che poi in estrema sintesi significa "provare ad arrivare a un pubblico più ampio" che però ben si contrasta in maniera lapalissiana e sincera con la scelta stilistica della band di andare a ripescare i suoni che andavano di moda anni fa... e al di là di tutto quello che conta al netto, sono le canzoni e il giudizio alla fin fine non mai è sul vestito che uno indossa e la sostanza in questo caso c'è tutta: ovvero ci sono le canzoni, avresti preferito quel suono o quell'arrangiamento, qualche parola al posto di un'altra... ma le canzoni... ci sono... ed è l'unica cosa che conta:

"Gelido": "Vieni con me in fondo all'inferno con me",  sonorità post rock,  con grande apertura melodica nel ritornello, raffinata, è il primo singolo estratto


"Il cielo delle sei": "una carezza non mi va, è una bugia che non ha età" esplosioni di chitarre elettriche e ancora un ritornello decisamente melodico, arioso, forse troppo


"La percezione di un addio": ballad evocativa, pittosto standard nella strofa dove ammicca a sonorità anni '70, meglio nel ritornello svolto in minore: "tu sgualcisci la mia anima e la porti su una scatola"


"Non lo volevo": "ruba la felicità perchè non è mai una conquista" trascinante e varia nell'arrangiamento "odio chi non sente la vergogna e giudica mandandoti alla gogna"


"Cinque cose": "noi è lo sbaglio che vorrei", sostenuta ballad che cambia registro con disinvoltura con una grande prova vocale, che specie nel ritornello strappa applausi


"Radio sputa": irriverente e complice ricorda certi episodi "pop" dei Meganoidi: "io sospeso ritrovo la mia cura in cuffia esplode Belly Jean quando in tv il più vero è Mr Been"


"Ti chiedo scusa": "se non ho bisogno più di te l'hai detto guardandomi con occhi un pò languidi" altro bel testo, decisamente centrato, tinte rock ma innegabile sostanza pop: "ho amato il buio e non so se al sole mi brucerò finiamo quello che c'è brucia con me"


"Il mio silenzio": perfetto contraltare della traccia precedente, completamente in opposizione al titolo, con una chitarra elettrica arrembante: "mi sento sento più strano di proteggere invano una bugia con le ali che dice che noi siamo uguali e vorrei chiedere al cielo di sputare veleno e di macchiarti il sorriso"


"Non so mai dirti che": compare l'acustico, "sai comprimere il fuoco dentro e poi capisco che non l'hai mai spento" è una ballad per chitarra e voce, che vive appunto sull'intensità vocale e su un testo che appare sincero comunque, nonostante le troppe rime: "se solo riuscissi a dirti che c'è un vuoto immenso, se solo capissi a dirti che non ha senso, io muio per te, io rinasco per te, i giorni finiscono e io non so mai dirti che..:"


"Ghiaccio sulle mani": "è l'ombra di un dejavù vorrei lasciare gli occhi a chi non ci vede più così mi fiderò di te"


"Legami gli occhi": notturna e sbilenca "ricomincio a perdere le cose che non amo più rubo un pò di me che se ne va"con un falsetto interessante e ben centrato nel ritornello

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