Vincenzo Mollica al Tg1 pochi giorni fa: ""La rivoluzione sta arrivando" dei Negramaro è un capolavoro" . Alla fine dell'ascolto dell'album, il primo pensiero è andato proprio a lui. Che dischi gli hanno passato al buon Mollica per considerare questo album addirittura un capolavoro? Quando è difficile parlare anche di buon album, piuttosto si può dire di una band in convalescenza che arranca e cerca di riannodare i fili col passato come meglio può ma che si vede chissà per quale assurdo motivo, in maniera cosciente o meno, come impegnata a tenere le distanze dai Modà. Piccola premessa, il passato di cui noi parliamo si riferisce ai primi episodi, quando i Negramaro avevano sfornato due ottimi dischi e il successo li aveva appena sfiorati dopo Sanremo e il verde coniglio. Quello che è successo poi è sotto gli occhi di tutti e i nostri nel mondo mainstream si sono dapprima difesi bene ma ben presto poi sono andati a snaturarsi puntando tutto sulla tecnica che sull'ispirazione vera, è qui che i Modà accentuando ancor di più determinati aspetti enfatici della loro musica ne prendono in un certo qual modo il posto, sfruttando questa lunga assenza dalle scene. Premesso tutto questo "La rivoluzione sta arrivando" ha singoli di sicuro impatto comunque, almeno tre tracce che lanciano la sfida ai Modà, altrettante almeno di ottima fattura, qualche caduta di tono rovinosa e parecchie tracce per così dire standard. Di buono c'è che è comunque un album vario nel suo insieme, che non si esagera in virtuosismi vocali (e questa è una novità) e in più ci sono molti rimandi agli anni '80 che pur non sempre utilizzati ottimamente servono quanto meno a colorare il piatto. Un album mediocre intendiamoci, di una band che poteva diventare grande per davvero, ma ha preferito aver successo... e va beh, ma che quanto meno ai Modà non li vede proprio e che nonostante tutto sforna ancora buone canzoni:
"La rivoluzione sta arrivando": "Con la testa tra le mani verso il cielo sta virando verso colori nuovi sono i colori degli umani" bene la strofa, meno il ritornello se potessi far tornare indietro il mondo.
"Sei tu la mia città": il secondo singolo estratto, "Soffiamo sul mondo quasi come fossi vento", potente e radiofonica oltremodo, sovraccarica di energia, non dispiace di certo.
"Il posto dei santi": anni '80 italiani, Albano e Romina style per intenderci,ovviamente al doppio della velocità: "Ho strappato le ali dei sogni per cadere comunque sui tetti... Vivere non è abbastanza se non c'è distanza che ti permette di desiderare".
"Attenta": Modà fatti bene con troppe rime assonanze evitabili del tipo, stanza/stronza "tutto è bellissimo".
"Se io ti tengo qui": com'è sopra tra stop and go, "E ritorna il sereno l'anima si calma il vento e tutto torno in un momento ad occupare il posto sopra ad ogni tormento".
"Lo sai da qui": "Ci pensi mai il tempo si misura in brividi" melodicamente ricorda il pezzo dei Modà sanremese.
"Tutto qui accade": "Per te se mi perdo negli occhi dimentico il mondo" il brano che ha anticipato l'album del ritorno,è quanto meno accattivante, da rivalutare ascoltando l'album per intero, fa la sua figura.
"L'ultimo bacio": al pianoforte, che si dipana come si conviene, ben arrangiata, a crescere d'intensità virata di soul, "Tutto quello che cercavi è adesso tutto quello da cui ti fa fuggire".
"Ma quale miracolo": "Corrono le voci corrono ma spero che qualcuna possa dire la verità ma quanto male fa ha gambe lunghe e crede poco nei miracoli", mood anni '80 naturalmente aggiornato.
"Danza un secondo": "Ho bisogno di aria quella che si respira prima che cambi il vento" ancora di respiro anni 80 col basso in evidenza, troppe rime ancora, ma non male il tiro.
"Onde": nostalgica e potente "Non c'è un solo senso nelle cose niente" trascinante, cambi di tono, una delle migliori tracce del lotto.
"L'amore qui non passa mai": morbida ballad, che cresce di intensità "Sei rimasta mia sei in trappola da dentro".
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