“Che
mondo sei” è il quarto album di Raffaele Tedesco, il cantautore
lucano che viene dalla scuola Mogol, una scuola di razza ma che
potrebbe, a nostro avviso s'intende, rinnovarsi un po' anziché
guardare ad una scena musicale, quella italiana, che comunque,
volente o nolente, sta cambiando. E queste atmosfere anni '90
si risentono nel lavoro di Raffaele. Ma premiamo il fatto che non ci
sia un uso “finto” degli strumenti, che andava bene per quel
decennio uscito non indenne dagli '80, anzi, in “Che mondo sei”
il cantautore è accompagnato da solidi musicisti che possono solo
far bene alla qualità del lavoro: Francesco Canzoniero (batteria),
Domenico Dalessandri (basso), Rocco Lapadula (chitarra elettrica),
Franco Frezza (piano) e Daniele Chiariello, ecco perchè Raffaele
riesce anche a stupirci. Il lavoro che secondo noi va fatto è quello
di mettere meno cose, togliere quelle che sanno di dejà vu, di non
“tirare” troppo la voce e distaccarsi dai personaggi con cui,
peraltro, ha collaborato. Primi fra tutti Gianni Bella o Lavezzi, per
citarne due, perchè la canzone all'italiana di una volta è
sicuramente bella ma radicata ormai in un posto troppo stretto.
“Cocci
di dolore”: chitarre “free” e assoli distorti ma
fondamentalmente pop anni '90 anche nel testo: “Io non so perchè
tu non credi che non riesca a dire niente che non sia un'opaca
bugia”. Alcune sonorità di questo brano d'inizio ci ricordano gli
Audio 2...
“E’
solo una pazzia”: un circolare giro di chitarre dal sapore jazzato
sa di qualcosa che non c'è più, come certi amori mai più
raccontanti così: “Ma questo amore è solo una pazzia, solo una
folle idea che ci farà soffrire, lo so, ma questo amore che ci
trascina via è solo una pazzia che ci farà gioire”...
“Che
mondo sei”: intro elettronico efficace “Troppa crudeltà davanti
agli occhi miei, da sempre regna l'ingiustizia, la mafia, la
corruzione. Superficialità, arroganza e apparenza che fine ha fatto
la civiltà, che decadenza”, qui ci piace molto sia la sezione
ritmica molto ficcante che le chitarre distorte, l'opposto della
vocalità abbastanza pulita di Raffaele... gioco di corde tra il
basso e la chitarra nel finale, il brano migliore del disco.
“Arriva
la sera”: le poche note del piano ci ricorda certi indimenticati
brani sanremesi, anche il testo per la verità: “Arriva la sera
leggera, tra il buio del viale alberato ed un cielo accovacciato, io
e la mia solitudine nascosta, parlare al vento non basta, ho freddo
qui dentro me e nel silenzio che c'è”... le cose di sera appaiono
molto diverse, cala anche una tristezza leopardiana. Nel ritornello
l'estensione vocale poteva essere smussata.
“Ti
voglio accanto”: è un pop allegro: “Senza tempo sto scorrendo,
sta finendo il giorno e mi porta qui proprio nel tuo centro, sai a
volte respirare non è la cosa più semplice da fare quando senti il
mondo rotolare dalla parte sbagliata del cuore”, amore ed ancora
amore, tamburelli e falsetti...
“Che
male fa”: ammiccante grazie ad un basso silente e ad una grintosa
batteria, ha un'interessante melodia grazie ai colori dipinti dalla
acustica: “La polvere dei giorni, il silenzio della tua voce,
indifeso, fragile raccolgo piano il mio dolore che non se ne va, no,
non se ne va”, assolo armonioso e sensuale della chitarra acustica
prima e di quella elettrica dopo in stile Carlos Santana...
“E’
arrivato Natale”: scherzoso e velatamente country, il più
cantautorale da questo punto di vista, certo il pezzo è un inno alla
festività natalizia e niente di più: “Evviva Natale, evviva
Natale, cantando me ne vado per la città. Evviva Natale, evviva
Natale, la vita è tutta qui”..
“Non
ci stancheremo mai”: anche qui un inizio identico a “Arriva la
sera”: “E dio con te, respirerò l'aria di tutti i giorni, ti
prenderò per mano e partiremo per un mondo solo nostro. Ci sarà
l'emozione di sempre perchè tra noi niente cambierà, non ci
stancheremo mai”. Forse il pezzo più debole...
“E
ritrovo la vita”: “Quanto ci costa vivere, dentro di noi quante
lacrime, io voglio ancora sorridere, non è mai tardi per crederci.
La strada è sempre in salita per cercare la verità”... acustica e
delicata. Raffaele mantiene basso il profilo della sua potenza vocale
ed è un bene per questo pezzo.
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