The SoulRockets
è un nome e una garanzia per il genere. O meglio, più che un nome è
un progetto che prende vita da musicisti di tutto rispetto che negli
anni hanno macinato note sui palchi d'Italia e non solo: l'anima Olly
Riva, che fa poca fatica a muoversi tra lo skacore degli Shandon al
rock puro dei The Fire, Ferdi Masi, storico batterista di Casino
Royale e The Bluebeathers, Geeno De Angelis esilarante bassista che
dal punk è approdato al soul dei Jane J'es Clan, “Jack”
Giacalone e Gabriele Bernardi dell'interessante Doppie Viti, il primo
chitarrista ventinovenne, il secondo pianista raffinato, ed una
sezione fiati da brividi: “Iasco” ex tromba di Roy Paci e Figli
di Madre Ignota, Luca Belloni al sax e Marcello Aloe al sax tenore.
Già l'anno scorso la superband aveva pubblicato “Rock'n'Soul”
con lo scopo di “marcare” il territorio del genere in Italia,
trovandolo abbastanza fertile per la verità. Ed ecco il secondo
album dal titolo “Mono 2 Stereo” che uscirà il 21 marzo prossimo
e che ritorna agli albori, recuperando la tradizione Rhythm'n'blues e
rinfrescandola con gli interventi elettrici e la vocalità secca del
nostro Riva che non riesce a frenare la sua verve rock. Dal vivo sono
garanzia di puro divertimento.
L'impatto
è “It's your voodoo working”, un pezzo scritto da Charles
Sheffield nel '61 che sa, in questo caso, di retrò, come è di moda
peraltro, venature di chitarra elettrica sensuale dove i fiati fanno
da contorno non invasivo. “Quando vedrai la mia ragazza” è un
r'nb' di razza e anche molto sexy in questo storico e
riconoscibilissimo brano di Little Tony del '64; diciamo che il
percorso dei SoulRockets è similare a quello di Giuliano Palma con
The Bluebeaters, ma anziché mettere in gioco il reggae, qui si vira
ad un altro genere musicale, sempre trascinante. Ma è con “Let me
down”, uno dei quattro brani inediti, che il gruppone si sente a
proprio agio, sia vocalmente che sul piano strumentale, con i fiati
scherzosi ma sempre puliti, con “Sete”, dal mood “sospettoso”,
un leggero soul che in pratica è una cifra stilistica, la sensualità
sia della voce di Riva (e non potrebbe essere altrimenti) che del
sound suadente dei musicisti: “La noia ci complica, un bacio
semplifica, questa è la verita, questa è la verità. Petali rosa e
un cuore blu, vestiamo nero troppo ormai”... certo il testo è
minimal è serve da contorno. “Suicide
girl” è già bella di suo e se a questa si aggiunge la spinta dei
nostri ne esce un lavoro trascinante con l'hammond che disegna note
ed arricchisce quello che sicuramente live è uno dei brani di punta.
“Cuorematico” è l'altro inedito interraziale così come ci ha
insegnato l'R'n'B musica creata dai neri suonata anche da bianchi
fatta per neri e bianchi: “Cuore bianco batte dentro te ma posso
leggere le pagine, se ti chiedessi di dare inchiostro ad uno come me,
cosa faresti se adesso suono le tue pagine voglio il tuo bianco io
che colori non ho”, grande assolo di sax con la chitarra che gli fa
il verso con 3 cambi di tonalità. In “Only Love”, ultimo
inedito, i The Fire escono inevitabilmente fuori creando una ballad
con una atmosfera ultratterrena che non ci aspettavamo anche perchè
sembra un pesce fuor d'acqua nel contesto. L'album si chiude con una
versione live di “Down on me”, recuperata dagli The Stolen Cars,
in stile “The Clash” perchè ricorda “Rock the Casbah”.
Interessanti i giri di basso che rendono ancora una volta il pezzo
armonicamente provocante.
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