Quanti telefilm abbiamo già visto ambientati nel
dopo guerra? Tanti, troppi, eppure ecco che arriva a spazzare via i
nostri dubbi "Call the Midwife", trasformato in italiano
nel banale "L'amore e la vita", altro titolo rovinato,
perché testualmente "Call the Midwife" significa "Chiamare
l'ostetrica", che in effetti in italiano non suona bene, ma
bastava semplicemente lasciare il titolo originale. Ideata da Heidi
Thomas, che ci porta nel classico mondo del post seconda guerra
mondiale, con tutti i problemi che essa ha causato, soprattutto se ci
troviamo in un sobborgo londinese, precisamente nell'East End,
quartiere in degrado, in cui la povertà, la miseria e l'alto tasso
di natalità la fanno da padrone.
Lì è situata la Nonnatus House,
un convento composto da suore e levatrici, in diversi casi le suore
fanno anche da ostetriche. La cosa che colpisce subito è che non ci
sono "cattivi" nella storia, in qualsiasi telefilm e film
ci sono i "buoni" e i "cattivi" e l'eterna lotta
tra il bene ed il male, le due opposte fazioni che si incastrano
nella vita di tutti i giorni, ma in "Call the Midwife" no.
Ci saremo aspettati la classica suora cattiva nell'animo che odia
tutto e tutti, come quelle dei cartoni animati anni '80/'90, invece
non c'è nulla di tutto ciò. E questa è la forza dello show. Perché
la battaglia si vive dentro se stessi, non contro gli altri. C'è
tanto dolore e tanta paura nel cuore delle
partorienti. Le donne protagoniste, perché fondamentalmente è una
serie quasi completamente al femminile, sono donne forti, ma con
delle angosce legate al passato o a quello che ogni giorno devono
affrontare.
Nel Pilot scopriremo che in quel periodo nell'East End
nascevano dagli 80 ai 100 bambini al mese e cinque levatrici sono
veramente poche per affrontare tutto questo. Siamo nel periodo del
boom tecnologico, dei cambiamenti, dei rinnovamenti. Nel corso degli
anni vedremo le levatrici e le suore che dalla bici passano alla
moto, mentre in quartiere arriva la prima tv in bianco e nero, tutto
raccontato nella maniera più chiara e più bella possibile, nella
maniera di una donna che ha vissuto tutto questo realmente, infatti
la serie è tratta dalla trilogia di Jennifer Worth (Call the
Midwife, Shadows of the Workhouse e Farewell to the East End), ma già
sappiamo che le stagioni della serie saranno più di tre, perché
"Call the Midwife" ha conquistato oltre dieci milioni di
telespettatori in Inghilterra.
E parlando proprio di serie tv
inglesi, dobbiamo ancora una volta dire che negli ultimi anni queste
non ci hanno mai deluso. Nessuno dei telefilm inglesi che abbiamo
recensito e seguito finora ci ha mai beffato e la cosa è
sorprendente, perché è veramente difficile riuscire nell'impresa di
portare in scena sempre serie di un livello talmente alto da poter
dire veramente poco o nulla contro di esse. Ed anche "Call the
Midwife" è tra queste. La storia ci viene narrata, soprattutto
all'inizio e alla fine di ogni episodio, da una voce che ci racconta
gli avvenimenti, la voce è quella di una donna anziana, quella della
protagonista Jennifer Lee.
Jennifer ovviamente, nel momento in cui
avvengono i fatti è una giovanissima infermiera di bella presenza e
di buona famiglia, che ha il volto dell'attrice Jessica Raine, che
una volta arrivata nell'East End si troverà spiazzata da tutta
quella povertà, dal degrado del quartiere, da tutti quei bambini che
bazzicano per le strade senza nessun controllo e a briglie sciolte; davanti ogni porta
ci sono carrozzelle con neonati dentro, tenuti fuori senza alcun
timore, sostanzialmente perché al tempo del nazismo fuori non girava nessun malvivente.
Insieme a Jenny, nella Nonnatus House troviamo: Chummy Browne
(Miranda Hart), infermiera arrivata in corsa durante la prima
stagione, un armadio di donna, che sembra dura e austera, ma dal
cuore grande e tenero, Cynthia Miller (Bryony Hannah), altra
infermiera levatrice minuta, timida, ma quando serve si fa sentire,
Trixie Franklin (Helen George), la più "femmina" tra le
donne del convento, quella da cui tutte vanno per i consigli di
trucco e vestiario. Questo è il reparto infermieristico. Poi ci sono
le suore: Suor Julienne (Jenny Agutter), quella che dirige tutto, dal
temperamento forte ma sensibile e tenera quando serve, Suor
Evangelina (Pam Ferris), scorbutica e temeraria che tiene tutti a
bacchetta, Suor Bernadette (Laura Main), occhialuta, un po' bruttina,
ma appena si toglie il velo e gli occhiali è una donna bellissima,
con tutte le incertezze che l'essere suora comporta per una giovane
ragazza come lei, ed infine la meravigliosa Suor Monica Joan (Judy
Parfitt), simpaticissima nella sua svagatezza, in perenne equilibrio
tra stati di infinita lucidità a vuoti di memoria che sembrano
incolmabili, un po' fuori di testa, che ruba qui e là di tutto,
soprattutto cibo, perché nessuno può tenerle nascosto niente. Le
sue gesta sono di un'ilarità disarmante ed i battibecchi tra lei e
Suor Evangelina sono all'ordine del giorno.
Perché la serie non è
solo emozione, commozione e drama, ma è anche simpatia e briosità,
il tutto mescolato perfettamente con un'ottima regia, una colonna
sonora che arricchisce il tutto ed una trama sorprendentemente
incalzante, che non permette di annoiarsi. Che poi si parla pur
sempre di un procedurale, in ogni episodio nascono bambini su
bambini, ognuno di loro con problematiche differenti ma uniti da
un'unica motivazione: la potenza dell'amore e la forza della vita, da
qui probabilmente l'inutile titolo italiano, ma il procedurale in fin
dei conti nemmeno lo si nota, passa inaspettatamente in secondo
piano, mettendo in risalto l'anima di queste giovani fanciulle che
danno la vita, ma che fondamentalmente sono inesperte ad affrontare un evento drammatico e più grande di loro come la morte.
Perfetto il cast, a cui vanno aggiunti e
ricordati: Fred (Cliff Parisi), tuttofare del convento, contadino,
allevatore e consigliere di fiducia, il Dottor Turner (Stephen
McGann), medico in prima linea, che corre ogni volta che c'è un
parto difficile che richiede interventi particolari, Peter Noakes
(Ben Caplan), poliziotto che diventerà marito di Chummy, ed infine
Jimmy (George Rainsford), invaghito di Jenny da anni, ma non
ricambiato. La prima stagione è composta da 6 episodi, la seconda e
la terza da 8. In attesa della quarta, che sarà sicuramente un altro
successo di pubblico e critica, la scorsa estate Rete 4 ha finalmente
mandato in onda le prime due passate ovviamente in sordina perché
trasmesse in seconda serata. "Call the Midwife" è
certamente una serie che avrebbe meritato molta più attenzione, ma
in Italia sappiamo che siamo abituati a ben poca qualità seriale,
forse le cose belle che arrivano sia d'Oltralpe che da oltreoceano (purtroppo)
ci fanno paura.
Personaggi e doppiatori:
Jenny Lee (Francesca Manicone)
Jenny Lee - voce narrante (Rita
Savagnone)
Chummy Brownee (Tiziana Avarista)
Trixie Franklin (Sara Ferranti)
Cynthia Miller (Gaia Bolognesi)
Suor Julienne (Barbara Castracane)
Suor Evangelina (Anna Rita Pasanisi)
Suor Monica Joan (Melina Martello)
Suor Bernadette (Rossella Acerbo)
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