I Musicanti di Gregorio Caimi - Genti


Quinto album per "i Musicanti di Gregorio Caimi", che con questo "Genti", si mantengono sul doppio binario Tradizione/Innovazione, spingendo sempre più su territori "nuovi" la propria proposta. Se la World Music del precedente album poteva infatti considerarsi una svolta nel cammino della band siciliana, oggi non è più una sorpresa ascoltare canzoni come queste, che proseguono il discorso intrapreso in "Arsura" e si contaminano di diverse influenze stilistiche. Il risultato è un album appunto che non dimentica il passato ma che guarda avanti decisamente. A cominciare dall'iniziale "Senti chi ti ricu": già contenuta nel disco d'esordio, qui riproposta in una nuova versione, con titolo leggermente differente e rallentata, con Mario Incudine che ci mette voce e versi nuovi a e "Rosa canta e cunta": cover di Rosa Balistreri, protagonista di un intero omonimo vecchio album della band, qui riproposta in una versione più vigorosa. Con "Genti": il primo singolo estratto che vede la partecipazione di Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi, la band vira decisamente verso altre sonorità e linguaggi, ritmiche in levare, ritornello aperto, cantato in inglese, forse si sarebbe potuto anche aggiungere un bridge. "Terra madre": narra di storie di migranti ed è intensa, evocativa, imponente nel suo dipanarsi, con uno dei testi migliori del lotto. "Facci 'i plastica": è incisiva, martellante nel suo incedere, una filastrocca potente, dal testo azzeccato, peccato solo per il ritornello, comunque suggestivo in minore, che avrebbe meritato un maggiore sviluppo armonico. "Ora ca persi la valia": con Nonò Salamone, dal mood diradato e suggestivo è la traccia più cantautorale dell'intero lavoro. "Malarazza": il brano reso celebre da Modugno in questa nuova veste, martellante e ipnotica, con inserti elettronici più che confacenti, è reso al meglio, al punto di risultare a nostro parere l'episodio più convincente dell'album. "O Nici, Nici": canto tradizionale siciliano che i nostri destrutturano felicemente, infatti a una prima parte evocativa, fa seguito un lungo strumentale, dove hard rock e progressive si intrecciano. "Viaggiu": elettronica delicata con aperture melodiche leggere e complici, con un delizioso solo di flauto di Mario Crispi degli Agricantus, è il gioiellino dell'album, che non poteva chiudersi in maniera migliore.

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