I
Litio, band nata nel 2004 nell'oratorio di Cena in provincia di Cuneo, punta su
semplicità e registrazioni “casalinghe” come dicono loro, che anche questo
secondo disco, “Con la semplicità”, per l’appunto, ne risente. Michele
Piovano (batteria), Marco Barberis (basso), Francesco Torelli (chitarra) e
Stefano Seghesio (chitarra e voce) a cui si aggiunge al tamburello Stefano
“Cepu” Ferrero, puntano ad un variegato genere che va dal pop-punk ai ritmi in
levare, i testi sono ironici, quasi demenziali, molto freschi e comunque
interessanti, che raccontano spesso la nostra società, tra problematiche,
storie e decadenze; e anche se musicalmente le canzoni sono molto scarne e le
registrazioni non proprio impeccabili, volontariamente vogliono essere minimali
ma non sempre pagano e non è facile districarsi nell'indie italiano. Ma è il
secondo lavoro dei Litio per cui sentiamo cosa hanno da dire e se c'è da
migliorare, si migliorerà perchè dopo tutto questi ragazzi, il litio in “zucca”
ce l'hanno eccome.
Si inizia con “16 anni”: chitarre elettriche
poco distorte, molto pop con frammenti beatlesiani, brano adolescenziale: “Ed i
rimpianti sono degli altri, sono gli avanzi, a sedici anni è vero che si è
infelici, lo dicono tutti anche Rock It. E invece adesso, e invece adesso
boh!”. Poi si prosegue con “Mamacita”, altro pezzo ritmicamente giocoso, che
imita il pop con venature sordidamente sudamericane nel ricordo della profonda
provincia cunense: “Bienvenida mamacita, bienvenida in capital. Di nome lei fa
Cuneo non Barcellona, tutto ciò che so è immerso nell’umidità, ma magari tu hai
il phon o fai la maga”. “Bugiardi” come ritmo è molto similare ai precedenti,
le stesse chitarre “già viste” ma non mancano le critiche all'attuale società:
“E se penso di far parte di una scena con milioni e milioni di persone come me
che non vogliono più fare niente, che non possono più fare niente”... “Non
capisco”: tamburello, chitarre troppo “secche”, batteria che fa il suo lavoro e
nient'altro, ancora una volta i Lito giocano con il beat a sfiorare il surf pop
nella ritmica: “Quello che io non capisco è ciò che sai di me, se me lo chiedo,
risposta non c’è”. Cambiando leggermente punto di vista, con “Per me e bus” i
nostri seguono la linea del disco, molto minimal con le chitarre in levare:
“Finchè la mia zucca non sarà libera da te e da tutti quelli come te, sai miei
brutti vestiti, sai miei migliori amici, dal sentirmi stupidi al mattino sul
treno e chiacchiere” e non si smentiscono neanche in “La ballerina” in cui i
Clash fanno scuola tra ska e punk fine anni '70: “Una ballerina della vita che
non balla mai, che non balla mai e mai ballerà davvero” e in “Sergio”, pop-punk
che poteva essere messo in risalto meglio anche se il testo merita: “Alice da
dieci anni è nella pizzeria, adesso fanno pure i pranzi da portar via per gli
operai dell’Acciaia, aspetta che lui si decida a riprenderla”... giunti alla
title track, C. L. S. ovvero “Con La Semplicità tutto si complica, lo è da tutta
la vita e tutta la vita ci resterà, se quello che dice Stefano non c’interessa
se tutta la vita è la tua che cambia o rimanga la stessa”... altro pop più
“pieno” di strumentazione, riprendendo le sonorità in levare, si poteva osare
qualcosa negli assoli. In “Dice”, la vocalità senza fronzoli di Seghesio (che
non sempre è un vantaggio) mette in risalto un punk tutto made in Italy con
delle frasi che rispecchiano la situazione del nostro Paese, perchè è difficile
non prescindere da quanto accade intorno a noi e i Litio sono bravi, bisogna
dire, a non dimenticarsene: “Forse dovrei scegliere, scegliere di lavorare per
vivere, lavorare per scrivere, lavorare per l’ottimo, lavorare per cottimo,
lavorare per l’attimo in cui, in cui verranno i neri oppure andremo noi da
loro”.
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