Non
c'è che dire, il lavoro fatto dai “The
Gentlemen’s Agreement” con “Apocalypse Town” – storpiando il più noto film di Francis Ford Coppola - questo "accordo tra gentiluomini” è una scommessa intelligente e
ricercata. Una scommessa perchè forse è la prima volta in assoluto
che un disco viene realizzato con il metodo del baratto. Seguendo
alcune teorie, che sostengono che dopo la fine del capitalismo si
ritornerà ad un sistema primordiale in cui tutti produrranno ciò che
consumeranno, la band di Raffaele Giglio (voce e chitarra), Antonio
Gomez (contrabbasso, basso elettrico e cori), Gibbone (percussioni,
pedaliere proto-industriale, rumori), Mauro Caso (batteria e rumori),
Pepo Giroffi (sax, clarinetto e flauto traverso) ha “barattato”
la realizzazione di questo disco con SudEstudio
di Campi (Lecce); in pratica la band ha lavorato per la costruzione
di una sala di ripresa in cambio di un mese di registrazione. Poi i
ragazzi hanno provato (e vissuto) in un appartamento di un Lanificio
antico di Napoli, in cambio della gestione di un club, il “Lanificio25”, un'ex fabbrica di sapone. Ecco, la fabbrica è sempre presente
nel lavoro dei “The Gentlemen”. C'è da dire anche che
l'etichetta che ha puntato sul gruppo partenopeo, è la Subcava
Sonora, la prima etichetta italiana a non pagare SIAE, anzi fa di
meglio: le sue produzioni vengono realizzate in “Creative Commons”,
alla ricerca di un sistema alternativo per la gestione del copyright.
Inoltre organizza a Napoli il Festival "Free SIAE".
“Leitmotiv #1 –
Incubo”: ferraglia e suoni metallici, trapani a lavoro, tutto parte
da una fabbrica come hanno fatto sapere i nostri, quindi questo primo
assaggio ci da uno spunto sull'ambientazione spazio-temporale e
sulle sonorità del disco...
“Moloch!”: “La
grande fabbrica con la sua voce da gigante, la grande fabbrica, sarà
la tua divinità”, ancora rullanti e trapani a lavoro e a
proposito, prezioso è l'apporto di Peppe Treccia che inventa
volentieri macchine sonore particolari. Nella freddezza della
fabbrica un operaio si chiede: “Produco, mangio, dormo, ma non è
follia”...
“Il Milione”: citando
la famosa “enciclopedia” di Marco Polo, tra chitarre lontane in
levare e poco altro, "The Gentlemen" cantano: “Lui non naviga
sull'oceano nemmeno per un po', nemmeno per un po'...
“Dire Direttore”: una
macchina da scrivere accenna una frase a loop: “direttore,
direttore, dire...”. Rumori e sax ben miscelati ma un po' troppo minimalisti: “Ho paura di te anche perchè non ridi mai”...
quanto è importante il lavoro degli operai in fabbrica? E' una
catena di montaggio che oggi sembra non funzionare più...
“Rumori su rumuori”:
flauto come treno a vapore, come prima industrializzazione, come
presa di coscienza di un ceto sociale che vuole affermarsi, lottare
per i propri diritti: “Non resiste più il cuore debole, non fa più
rumore, lui non batte più”...
“Mordi!Prendi!Vivi!”:
con i fiati distorti a creare una sorta di patchanka molto
psichedelica, ricca come sempre in questo disco, di rumori e altre
diavolerie che donano un sound molto metallico, qui la voce di
Raffaele Giglio è anch'essa molto, molto distorta e non può essere
altrimenti...
“Leitmotiv #2 –
Consapevolezza”: i rumori del brano pilot adesso formano una vera e
propria melodia, il lavoro si coordina, diventa catena di montaggio
e, appunto, consapevolezza, la particolarità sta nel fatto che i
vari suoni è come se producessero parole...
“Kaboom! Chiude la
fabbrica”: come in una qualsiasi storia che si rispetti, c'è un
inizio ed una fine. La fabbrica chiude e che si fa? “Guardo negli
occhi il terrore, l'effetto che fa...”, voci di caos e panico: “Ci
serve un sogno da inventar, una campagna da occupar”, ritmi a
tratti dal sapore sudamericano...
“I piedi lo sanno”:
pennate di chitarre elettriche per una marcetta graziata dalla batteria: “Sembro un altro, ricordo un altro, com'ero
non so più”... gli strumenti si sono ammorbiditi
così come i suoni.
“Leimotiv #3 –
Risveglio”: chitarre elettriche ed ancora suoni del sud. Il disco è
in realtà diviso in due parti. Dismessa la fabbrica, giunge il
“cambiamento”...
“Adeus”: non
abbandonando le sonorità sudamericane, i fiati colorano e le
chitarre danzano verso la libertà: “Sacra più di Dio, sei terra
mia”, la fabbrica muore e l'operaio si reinventa per sopravvivere, un po'
come fanno oggi in Grecia, si riparte dalla terra, la madre terra. Da
segnalare l'assolo di sax di Giroffi che si protrae e si lascia
ascoltare più che volentieri...
“Come l'acqua”:
usando sempre le tecniche rumoriste, non è più fumo, ferro,
motori... è melodia: “Siedi, vivi, prendi il tuo tempo, non l'hai
fatto mai, come l'acqua tu non hai forma”... e l'uomo si deve
ricreare perchè “Tutto scorre, tutto passa, nulla muore mai”...
“Il Tempo del Sogno”:
una flebile chitarra ci ricorda che è tempo di sognare con questa
ballata: “La vita qui è un momento, qui non si aspetta nulla,
l'amore in mezzo ai campi, del buon vino... i sogni addestrano il
mondo, i sogni sono ricchi, come i ricchi avari”, parola dei "The Gentleman's Agreement". Sicuramente il brano più melodico.
“Leimotiv #4 –
Evoluzione”: si è compiuto il “viaggio” storico della nostra
band e dei nostri “ex” operai... questa traccia è il
ripercorrere quello che abbiamo detto prima e lo ribadiamo: un disco
che ha due anime, sia come narrazione che come percorso sonoro: il
primo, pieno di rumori (fabbrica docet), molto minimal, quasi
asettico; la seconda parte invece ha suoni più armoniosi dovuti alla presa di coscienza di una
classe, quella operaia, che ritorna alle “origini”. L'evoluzione
dei “The Gentlemen's Agreement” ci ha colpito, nel bene
s'intende, e anche se si potrebbe restare scettici inizialmente, noi
ci mettiamo la firma: l'album merita più di un ascolto, lo definiamo
un manuale e perchè no, un concept album, la storia del nostro
Paese... una storia al capolinea, una “storia sbagliata”...
Commenti
Posta un commento