Tra Ambrogio Sparagna e i Modena
City Ramblers, si frappongono i “Legittimo Brigantaggio” una band attiva ormai
da anni nel panorama folk rock italiana giunta al suo quarto album “Pensieri
sporchi”, un viaggio partito da un paesino vicino Latina chiamato Priverno e
arrivato sui palchi d'Italia e d'Europa, registrato all'Einstein Studio da
Ilario Parascandolo e masterizzato al Reference Studio Mastering di Roma, da
Fabrizio De Carolis. Una band sempre impegnata nel sociale non a parole ma a
fatti (la partecipazione ad un disco per la costruzione di un pozzo in Kenia ne
è un valido esempio). Il loro album precedente, “Liberamente tratto”, ci aveva
fornito più di un assaggio della capacità di questa band che ha messo su un
progetto unico con dieci canzoni ispirate ognuna ad una diversa opera d'arte,
di Saramago, Truffaut, Pasolini, Flaiano... In questo disco invece, i
“Legittimo Brigantaggio” ci mettono dentro la società attuale, anche la
politica, i falsi miti, la purezza di un contatto diretto con la natura.
“Velenoso”: il banjo si apre nella
durezza rock delle chitarre elettriche con la voce di Gaetano Lestingi filtrata
che strizza l'occhio al cantautorato: “Hanno le belle addormentate sulle
ginocchia dei politici...”
“Ladri di Luna Piena”: riff che
sfiorano il grunge, sezione ritmica potente ed in evidenza: “Ladri di Luna
Piena, ladri di onestà, ladri di uomini da latte in polvere, ladri di suggestioni,
ladri di curiosità, ladri di donne dagli occhi facili...”
“Elisa è bellissima”: con l'apporto
di Andrea Satta dei Tetes de Bois, i nostri sfornano questo singolo dove viene
recuperato un bel sound folk-pop: “Elisa ha dentro gli occhi una città che non
c'è...” Elisa è un tutt'uno con la natura, il recupero delle origini, di una
civiltà senza elettricità...
“Inutile”: distorsioni punk, voce
effettata, batteria a mò di loop e una massiccia dose di elettriche per
chiedersi: “Senza l'abbraccio ritmico delle solitudini, sfoggio affianco uno
dei suoi trofei”... testo molto incisivo come è, dopo tutto, l'intera scrittura
dei nostri che non lasciano nulla al caso.
“Il Covo”: folk a nascondere e
sporcare un valzerino reso dal banjo con incursioni punk: “Allarmi tutti a
scappare, tutti a scavare come talpe... fuori dal covo sdraiati per terra,
asimmetriche forme...”
“Pensiero sporco”: campane
elettriche che annunciano un'acustica dissonante... e qui la voce di Lestingi
si fa più nitida ed è una ballad che pian piano si riempie di effetti: “Se la
strada era sudata, nera era anche la neve, pioggia agli occhi di una donna, tra
lacrime e catrame”, brano contro l'accanimento della cementificazione.
“Dio Paranoico”: riff di chitarre
elettriche, sound punk-rock, loop di batteria e sottofondi nervosi per un Dio
paranoico: “Io esco fuori dalla lampada, dai tronchi della piazza, il falso
genio che aspettavi”... pezzo davvero potente, talvolta ricorda il sound dei
Linea 77 di “Fantasma”
“Ipotesi reale”: arpeggi nevrotici
ed è un altro punk rock “sinfonico”, suoni disordinati eccessivi ed è un bene,
sicuramente uno dei migliori brani del disco: “Storia di sogni e di desideri,
solo reconditi ormai, parafrasando l'immagine dei tuoi guai”, invitiamo ad
ascoltare attentamente anche il dissacrante testo.
“Usi e costumi”: il regista del
Teatro di ricerca, Antonio Rezza, con la sua voce deformante, da paura: “Mi
sento solo, solo e abbandonato... la spensieratezza va sfruttata alla
nascita”... perchè le sue creazioni sono di una meravigliosa bruttezza,
paranoica come il Dio dei “Legittimo Brigantaggio”: “Le tette in macelleria, la
scuola giù in palestra, le fidanzate a stock, l'amore con la mano destra”...
esilarante...
“Mi ritroverai”: “Tu che da 30 anni
vivi sulla mia stessa strada, guarda ce ne siamo accorti ora”, dopo un intro di
chitarre pesanti, si trasforma in levare in un interscambio ritmicamente
dissonante che si confà agli ultimi Tre Allegri Ragazzi Morti.
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