E' da “The Wonderful
life” che, con i suoi Bluebeaters, si è conquistato una fetta
nell'ambito della musica italiana, quella reggae, per essere chiari.
Non è stato sicuramente facile, ma il ritmo italicamente trascinante
del suo semplice levare, si è appropriato anche del non sempre
accessibile mondo commerciale radiofonico, facendo ballare e cantare.
Sono passati più di dieci anni da allora (era il 2001) e Giuliano
Palma, con il fido Fabio Sir Merigo a fargli da spalla, è tornato da
“Old boy”, un vecchio ragazzo che ha riscaldato i cuori non solo
dei rastafari made in Italy, divenendo una delle voci di punta del
panorama reggae assieme a Bunna degli Africa Unite e a Alborosie,
l'ex Stena dei Reggae National Ticket. Come ha detto, a nostro avviso
erroneamente, la critica sanremese: “Giuliano Palma si è
Zillizzato”. Vogliamo ricordare loro che è stato proprio l'ex
leader dei Bluebeaters a lanciare Nina Zilli con il brano “50
mila”, è stato lui che con i brani “Never never never” ovvero
“Grande, grande, grande”, cover inglese di Mina, con “Tutta mia
la Città” e “Messico e Nuvole” ha riportato alla ribalta in
chiave reggae-beat la musica italiana degli anni d'oro. E con questo
disco, lasciato il reggae alle spalle, il nostro riparte... “per
respirare libero”...
“Ora lo sai”:
sonorità retrò, decisamente anni '60, anche se le chitarre
elettriche ingannano, clap hands e un testo che parla d'amore... “Se
solo avessi tempo so che lo userei per rincorrerti, se solo avessi un
sogno lo userei per difendermi”... semplice, senza troppi orpelli,
con una bella atmosfera, pezzo sicuramente radiofonico...
“Così lontano”:
chitarra effettata per uno dei brani che Palma ha presentato al
Festival di Sanremo e che è arrivato in finale. Da un testo di Nina
Zilli: “Così lontano come fosse uno scherzo del destino, come
dentro ad una nuvola di fumo, tu sei più vicino di ieri, mentre io
guardo fuori”... anche qui Palma tira fuori le sonorità retrò di
“50 mila” vestendoli di campionamenti.
“Come ieri”: dopo
l'urlo entra in scena subito Marracash in quello che è il gioiellino
del disco, vivace nella sezione ritmica, ben puliti i drums e Palma
che canta: “Come ieri, se ci sei mi tremano le mani, come ieri,
passa il resto invece tu rimani, oggi è domani”... nella seconda
parte si inserisce Marracash: “E poi si cambia, si cresce, si da
importanza anche a quello che odiavi tanto per dire che ce l'hai
fatta un pò”... le due voci si interscambiano e si sposano bene...
“Da capo”: tastiere
in primo piano e “Se proprio deve finire meglio che sia Settembre,
perchè a me piace la tua pelle sotto il sole”... ritmicamente
spoglio, i fiati entrano nel chorus, ma ancora una volta non si può
dire che Palma non sforni un brano melodicamente perfetto...
“Una colpa”: un soul
firmato Palma & Sir Merigo, qui nella doppia veste di produttore
e musicista, in cui il ritmo è molto rallentato e piega in due un
po' il brano, ma c'è da segnalare l'assolo di chitarra e
l'estensione vocale tagliente di Giuliano Palma su un testo minimal:
“Colpa di quei Coca e Rum e di qualunque scusa in più e giureremmo
ogni bugia pur di non farci andare via”...
“Un bacio crudele”: a
suon di bit e ritmi in levare per il secondo brano sanremese, forse
migliore per certi aspetti rispetto a “Così lontano”: “Il
silenzio fa rumore dentro me, quello che resta è un ombra sul muro,
si spacca l'amore e il cielo su noi”... un altro testo non certo
eccellente, ma efficace è il suo contesto e funziona, come il
vibrafono...
“Passi”: nel ricordo
dei Bluebeaters, qui l'atmosfera cambia, si fa tetra e la voce di
Palma ancora più calda: “Credo che ripartire sarà facile come
respirare libero imparerò a capire se se se... posso ancora amare”
ed una sinuosa malinconia pervade un brano con un bel finale country.
“Il cielo e noi”:
riprendendo i ritmi dei primi brani, con la batteria sincopata ed i
fiati più presenti: “Il cielo e noi, quindi se vuoi saremo
un'ombra sola d'ora in poi”... non si può non ballare (anche nel
bridge) però è sottotono rispetto agli altri brani...
“Perfetti sbagliati”:
ballad decelerata: “Non fossi tu, non fossi io, avrei già chiesto
a qualunque Dio e la bellezza che ora c'è senza di noi è così
inutile”... tra incanti e albe, ancora una volta la vocalità di
Giuliano Palma solleva il pezzo che ha un suo profondo fascino grazie
al delicato assolo dell'acustica e della tromba che danzano sullo
sfondo colorato dall'hammond... è una carezza, una carezza...
“L'estate arriverà”:
Gli Gnu Quartet con archi e flauti sterzano le sonorità del disco,
sempre melodicamente travolgenti: “Senti che freddo che fa, ma la
tua pelle lo sa, l'estate arriverà, così è la vita che va,
qualcosa resta a metà”... forse l'annuncio di un tormentone
estivo? Perchè no, in realtà tutto il disco potrebbe sfornare il
prossimo singolo...
“Always something there
to remind”: Unica cover del disco, scritta da Bart Bacarach, in
cui Palma torna a sbizzarrirsi con testi inglesi e beat italianizzati
che nella seconda parte cambia almeno di quattro tonalità.
Cancellate la versione originale di Dionne Warwinck dalla mente, qui
si fa un ottimo lavoro: “Always
something there to remind me, I was born to love you, and I will
never be free, You’ll always be a part of me, When shadows fall, I
passed a small cafe...”
“Old boy”: tra uuuuh
e mmmmh, bizzarro questo “vecchio ragazzo” che si può permettere
qualche secco vocalizzo, dove la batteria fa quello che vuole... cori
e vibrafoni in stile gingle... diverte...
“Un gran finale”:
“Ecco un gran bel finale, attorno al temporale è solo un gelo e le
sue lacrime, leggeri come foglie noi dentro la corrente è così
bello e inevitabile”... forse inserita perchè congeniale, un beat
leggero a chiudere il disco anche se, attendendo un po', il brano
nasconde una ghost track... le ultime note accennano “Ora lo sai”
in reggae version... eterea...
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