“Ultima notte in equilibrio” è l’esordio sulla lunga
distanza dei torinesi “Noesia” dopo tre ep rilasciati nel corso degli
ultimi anni. Il titolo la dice lunga sul mood che contraddistingue il lavoro,
soprattutto per quell’equilibrio che la band denota, riuscendo a districarsi
con cura tra riferimenti più o meno celati, intensi e suggestivi, i brani hanno
delle caratteristiche di fondo che finiscono per accumunarli, a cominciare dai filtri nella voce, dai ritornelli
dove spesso i giri si allentano, dalle chitarre elettriche portanti e dalla
ritmica oscura e pesante, coesione dunque e rischio di un album monocorde che
viene scongiurato dalla qualità dei brani in se, che pur tra qualche
comprensibile caduta di tono, risultano essere di buona fattura. C’è tanta new
wawe, ovviamente riaggiornata, a partire dall’iniziale “Giorno insonne”: tra
chitarre dissonanti e melodie oblique, che “stonano” nel ritornello, dove forse
c’era bisogno di una maggiore apertura melodica, anche per variare: “il
mistero che non c’è mi fa perdere il controllo il profumo che non hai mi rimane
sotto pelle”, si prosegue sullo stesso solco con la successiva “La via di
mezzo”: tra chiaroscuri e con più spazio alla melodia, è una morbida ballad
cantilenante, con i ricami delle chitarre a intessere la trama… “scoprirai
quello che mi manca quello che mi tenta, scoprirai quanto mi spaventa questa
stanza” e col primo singolo estratto “Sorprendi”: che fa tanto Smiths, a
cominciare dal beat ritmico e dall’uso delle chitarre: “mi sorprendi un’altra
volta che sapore ha la sconfitta” e chiudiamo per così dire il filone con
“Dissenso”: dall’ incedere marziale e le chitarre secche e taglienti… che si
prendono il giusto spazio nelle parti strumentali sul finale: “adesso confesso
ogni verità, adesso contesto ogni verità”. Più pop sono invece “Come poesie”: “dobbiamo
prepararci al meglio se il peggio ci fa ridere dobbiamo conservare il meglio”dall’aria
complice e dall’ottimo arrangiamento e costruzione armonica, con tanto di bridge
evocativo, forse il brano migliore, anche dal punto di vista dell’appeal
radiofonico:“la nostra passione si infrange su noi pareti che scorrono come
poesie” e “Danubio”: “non oltrepassi
queste mura ma non ti accorgi che menti” una suggestiva ballad acustica, ben strutturata,
tra doppie voci, immersa nei suoni, sinuosa e dall’atmosfera sospesa, è “Il
nostro limite”, “non temi che questo provochi un fermo immagine non tremi se il
nostro solito limite si arrende si spegnerà” meno intensa ma sicuramente
gradevole è “Un modo perfetto”: “puoi tornare così nel ricordo che ho, ormai
non c’è più tempo per prenderti un secondo e consumarti ancora un pò”, “La
collezione dei ricordi”: “è inutile proteggermi dal compito che mi spetta,
pentirmi di rimuovere la polvere dal tuo ritratto” è una rock ballad più anni
novanta, con una buona melodia nel ritornello, chiude “Fuori dalla stanza”: con
la voce limpida finalmente, ballad acustica per piano e chitarra, “cosa rimane
di questo splendido e ultimo blu?”.
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