Un dramma intenso, apparentemente freddo ma solo per veicolare maggiormente il significato profondo che vuole trasmettere, interamente fondato sul "distacco", sulla lontananza, (il binocolo attraverso cui spesso sbircia il protagonista è una facile metafora in tal senso) sia da se stessi, sia da un punto di vista dell'immagine che narrativo, "in fuga" per "capirsi" e diventare "nuovi".
Nel mezzo ci sono nuove case, nuove identità, nuovi punti di vista e soprattutto nuovi incontri per "scoprirsi" letteralmente e affrontare la vita finalmente senza più paura.
Il viaggio di Colin Firth: Wallace Avery/Arthur Newman, è deciso da tempo, il perchè lo si scoprirà man mano, sequenza dopo sequenza, la sua è una decisione imponderabile e dopo venti minuti ha già lasciato la fidanzata e il figlio, frutto del suo matrimonio andato a rotoli..(Anne Heche: Mina Crawley e Sterling Beaumon: Grant) ha preparato tutto nei minimi dettagli e ha una destinazione "sicura" da raggiungere, ben presto si imbatterà in Emily Blunt: Charlotte Fitzgerald/Mike, una ragazza con vari problemi che porterà con se e insieme, i due riusciranno a oltrepassare i limiti "di libertà" presunta che si erano imposti nelle rispettive fughe: - "La tua è una recita vero? Così non ti prendi la responsabilità e puoi fare quel cazzo che vuoi".
Un gran bel film davvero, che riesce sin da subito a imporre un proprio ritmo narrativo, scritto da Becky Johnston, perfetta, la concatenazione degli eventi, diretto con maestria da Dante Ariola e recitato ottimamente, rifugge come meglio non potrebbe l'empatia con la storia e i suoi personaggi e costringe lo spettatore ad essere partecipe di questa "grande bugia" perpetua, in maniera lucida e non emotiva, rifuggendo qualunque sentimentalismo di sorta e riuscendo a far passare come meglio non potrebbe il messaggio, forte, che è alla base dell'incontro di due solitudini, che devono riuscire necessariamente a riprendere in pugno le proprie vite. Da segnalare oltre all'origine letteraria evidente dei nomi scelti per i protagonisti, la magistrale sequenza che chiude il film, (a scanso di spoiler ben inteso non andiamo avanti)che fa capire ancor più il senso dell'opera.
- "Lo amavo... lo amo...
- Si, ma è molto più facile amare un uomo morto!
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