Passione sinistra di Marco Ponti



Il ritorno di Marco Ponti con "Passione sinistra" libero adattamento del romanzo di Chiara Gamberale è una vera e propria delusione, a cui non basta per salvare la baracca affidarsi a trovate curiose "da confezione", spleetscreen o al montaggio da videoclip che cerca di reggere in termini quanto meno di ritmo la prima parte, nè qualche battuta ben assestata, su tutte: "io quando ho dei dubbi, penso: Cosa  farebbe Marco Travaglio?" (con tanto di cameo finale del giornalista...) a cominciare dalla banalità delle coppie "pseudo opposte" presentate, ridotte a macchiette, con tanto di dialoghi triti e ritriti, dove si salva il personaggio della Riccobono che quanto meno strappa qualche risata e ha sfumature interessanti e proseguendo con la narrazione a specchio, in parallelo per tutto il film, didascalica e con un sbilanciamento verso "la sinistra" in negativo, nel tratteggiare i rispettivi personaggi (il duo Lodovini-Marchioni) che ci può anche stare, se è una precisa scelta autoriale, un messaggio, un'impronta ben precisa, dettato forse dalla delusione per la nuova/vecchia classe politica, o altro... da sintetizzare in "ironizzare o calcare la mano sui comunisti, mangiati dai bambini" ma lascia alquanto perplessi perchè le azioni di entrambe le coppie sono scandite appunto in parallelo... addirittura in certi casi si assomigliano appositamente anche nei dialoghi stessi... Senza parlare dell'evoluzione improvvisa in tombeur de femme di Marchioni, intellettuale che "vuole/deve andare da Fazio per svoltare definitivamente", esagerata alquanto... 5 (due insieme) in mezz'ora di visione o poco più... ne bastava una più Eva per far capire la recidività del nostro per intenderci, a meno come dicevamo prima il messaggio (politico) da far passare è un altro... specie se si sposa con la misura  e il rinsavimento "per diventare una persona migliore" di Preziosi, ma non vogliamo spingerci oltre... perchè il film non aspira a questo, crediamo e alla resa dei conti passa in secondo piano. 
Anche perchè il punto vero di "non ritorno", di non narrazione, viene raggiunto in particolare in due scene nella parte finale, emblematiche: la prima dove la Lodovini accetta di entrare "nel luogo eletto della destra"... fa giusto in tempo a bere tre bicchieri uno dietro l'altro, che se ne va, litigando con Preziosi senza motivo (il fatto di sentirsi inadeguata, di aver cambiato idea è intuibile, ma non assolutamente trasmesso allo spettatore) e la seconda, dopo la vendita della casa, quando gli chiede nella stessa, di fare un figlio... con nonchalance quasi... della serie siamo uguali e diversi nello stesso tempo non andremo mai d'accordo "però"... per un'accelerata alla storia senza capo ne coda, a tratti gratuita che sbigottisce... specie se il finale suggerisce un riavvicinamento in termini "amorosi", quando in ogni caso non si può certo parlare di commedia tendenzialmente romantica alla "L'uomo perfetto" per intenderci. 
Non ci aspettavamo in ogni caso alcuna critica prettamente sociale nonostante l'argomento, ma almeno tra i personaggi secondari, il sindaco di Roma del futuro,  un mix tra Renzi e un grillino, qualche spunto di approfondimento poteva anche averlo, così come si poteva dare maggior risalto alla figura del "custode" del padre defunto che poteva dare una chiave di lettura "altra" e garantire delle sfumature di tono, (qua a parer nostro si intende, forse andava sviluppato "il senso" del film,  vero e proprio, giocando sulla caduta delle ideologie e appartenenze, politiche e familiari e non "mi hai trovato il luogo dove spargere le ceneri e allora io provo a diventare di destra"), invece cha far ancor una volta da semplice contraltare alla sorella di Preziosi, (altro personaggio insieme al padre dello stesso che sembra capitato nel film quasi per caso o appunto per ragioni di "specchi") ma ripetiamo, alla fine non è neanche questo il problema, ma lo spessore filmico in se, che latita... perchè nel mostrare che sinistra e destra alla fine sono uguali e sono facili da confonderne i comportamenti, si rimane sin troppo in superficie poggiando il tutto sugli stereotipi che si incontrano e finiscono con il somigliarsi, si avverte la sensazione fisiologica di non vedere l'ora che il film finisca perchè ci si rende conto che non si andrà a parare da nessuna parte e in tal senso gli snodi narrativi che si susseguono (a cui accennavamo all'inizio) senza apparente logica lo dimostrano... della serie va anche bene fare proprio all'acqua di rose" il senso di "Destra e Sinistra di Gaber" (cantata da Mengoni) ma come cantava qualcun altro: "Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha"... Come a dire che anche Lina Wertmuller, senza citare precedenti illustrissimi e "bottane industriali" aveva fatto di meglio anche con "Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica" con lo scontro di classi, a buon intenditor...

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