Sembra quasi voler riproporre il mito del buon selvaggio di Rousseau, Giovanni Lindo Ferretti con questo ritorno a sorpresa, dove è la figura del cavallo ad ergersi prepotentemente e metafore o meno a fungere da motore trainante della modernità, in quanto ne è fondamento in primis e riferimento all'uomo consumista di oggi. Un invito a riscoprire le radici come ancora di salvezza. Musicalmente siamo di fronte a un mood ben riconoscibile, a un vero e proprio marchio di fabbrica, che ha fatto letteralmente la storia dai CCCP ai Csi ai Pgr ai dischi solisti...c'è tutto il Ferretti che abbiamo imparato a conoscere, immerso in atmosfere sinuose e rumoristiche al contempo, un lavoro oscuro e affascinante ma di contro siamo al cospetto di un concept pesantissimo, a partire dal tema trattato e inevitabilmente monocorde, anche nelle sue variazioni e a cui non bastano i giochi linguistici del nostro e la voce intensa a farlo digerire del tutto, ascoltare questo album è una fatica, inutile negarlo, la dizione libretto d'opera sembra un avvertimento e lo è in fin dei conti, ma è anche ripetiamo suggestivo se si trova la giusta chiave d'accesso... sembra un paradosso ma non lo è... noi, dopo ripetuti ascolti l'avremmo anche trovata (la chiave) "a tratti percepisco un indistinto brusio particolari in chiaro"... ma la pesantezza di fondo e i rimandi continui ai cavalli a dimostrazione di una tesi, fa si che l'attenzione e il fascino che l'opera comunque emana passino in secondo piano... non è una questione di bellezza dei brani in se, è più forse una questione di comunicazione, di condivisione:
"Pons tremolans": "negli occhi Roma eterne urbe puttana e santa": organo, voce e poc'altro... sicuramente suggestivo nel suo dipanarsi ripetitivo, da mantra liturgico:
"passa il tempo come l'acqua sotto il ponte, un alluvione di tanto in tanto, ma il ponte è instabile... io tremolante"
"Uomini, cavalli e montagne": "eroi dei riti d'arcaiche civiltà perse alla memoria dimorano nel mito diventano leggenda" la sensazione è quella di ascoltare la voce off di un film epico e solenne, con tanto di reading in latino:
"questo eravamo, questo siamo stati nei secoli dei secoli dei secoli, uomini, cavalli, montagne"
"Il primo cavaliere": atmosfera sospesa e avvolgente, dove emerge la sezione ritmica e il lavoro quasi sottotraccia delle chitarre elettriche, il ritornello cantilenante e orecchiabile a tratti, è una sorta di marchio di fabbrica del nostro:
"quando la prima volta per la prima volta l'uomo montò a cavallo nessuno lo sa fu tanto tempo fa"
"T.P.R.": "la più nobile conquista fu il cavallo" gli archi fanno da preludio a un incedere lento e cadenzato con Ferretti che si lancia nel suo salmodiare punk sul finale:
"potenza meccanica"
"Ben poco onore":"... uomo consumatore unità di misura del mercato globale", rarefatta e intensa
"Maciste all'inferno":" i cani abbaiano s'agitano i cavalli"... convincente questa nuova versione del celeberrimo brano identificativo del rock primi anni novanta sotto l'egida Cpi
"non temerai il terrore della notte, non temerai il terrore"
"Come gli avi miei": appendice/ variazioni su "Barbaro", contenuta in Codex, esordio solista del nostro, di cui riprende il ritornello nel finale, breve ed efficace
"barbari loro barbari noi in qualche modo ci si intese"
"Canto da bivacco":" il sangue la storia la terra la fede le usanze mai un padron mai" è l'orgoglio fiero e genuino la sensazione che rilascia il brano
"Il lavorio dei giorni": "passo su passo giorno dopo giorno uomini e bestie la civiltà", quasi un "melodramma" in latino con assestate variazioni
"Maritima loca": matrice reggae ma ampiamente contaminata "maremma desolata di genti e civiltà da che mondo e mondo per quel che si sa per quel che si ricorda se c'è maremma ci sono cavalli"
"Evoluzione": strumentale che dal titolo dice tutto in un mood coinvolgente
"Ombra brada": è purosangue inglese ad annunciare la modernità" riff propriamente rock con finale a tinte western:"se perdiamo il maremmano perdiamo la storia"
"Divampa": s'accende il fuoco cavallo vicino comincia il cammino dell'uomo... trascinante e arabeggiante, non dispiace
"L'anno che viene":"...vuole attenzione" doppie voci e tanta intensità, con un occhio al futuro, sarebbe stata benissimo in "la terra la guerra una questione privata"
"Canto eroico": "ciò che fu ciò che stato canto eroico dei canti canto sempre cantato" litania rock con le chitarre in evidenza
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