Ministri - Per un passato migliore



Quasi un vero e proprio primo disco per i Ministri, evidentemente "il futuro era una trappola" e i nostri badano al sodo come non mai, oggi, senza fronzoli, semplici, diretti e sinceri, in una parola: rock... "Per un passato migliore", dove le suggestioni provengono direttamente dagli anni '90 e ci si può sentire dentro i Green Day, i Nirvana, i Foo Fighters e inevitabilmente i Verdena per restare in Italia. E' un album sicuramente riuscito, forse troppo lungo, proprio perchè nel suo declinare "il verbo", certi episodi tendono a dare la sensazione del già sentito, sono comunque i testi a fare la differenza. "Per un passato migliore" rilascia una band che comunque sa il fatto suo e che sa scrivere canzoni di un certo spessore e mette curiosità per "il nuovo secondo capitolo".
Gli episodi "migliori" sono sicuramente il singolo "Comunque": assolutamente d'impatto, con tanto di video stile anni 90 ovviamente, che anche se è figlio dei primi Verdena, ha sicuramente un gran testo che forse cela tra i suoi versi anche un rimando al cambio di etichetta discografica ("Il tuo contratto non vale niente"), per il resto "Il tuo voto non vale niente tanto vale provarci comunque", "La pista anarchica": rock ballad molto melodica, solenne nel suo dipanarsi:"volevi essere pagato perchè avevi qualcosa da dire ora che ce l'hanno tutti potresti stare zitto per favore? Ora che è la più stupida ora che che puoi inventartela segui la pista anarchica", "Spingere": ironica cantilena pop, orecchiabile con un ritornello dalla melodia antica: "a dire il vero io volevo solo stare bene ricordarmi che sei bella una volta al mese, "Se si prendono te": scarna e toccante ballad acustica che cresce d'intensità nelle parole pur rimanendo essenziale nella sua struttura: "e siete tristi come la Svizzera e siete stanchi come la domenica", I tuoi weekend mi distruggono": "voglio un passato migliore..." "e allora lasciami andare, la scelgo io la prigione..." ballad minimal eterea e sinuosa, con un testo toccante: "le guerre giuste le faccio solo con te" e "Una palude": "piovono rane dall'alto del cielo la gente in strada che dice ancora, non voglio perderne neanche una" (Cit. Magnolia?) atmosfera trasognante, morbida e ammaliante "non è un segreto che io sia cattivo come un bambino senza di te", convincono poi  "Mammut": col suo incedere marziale per un sound pastoso con le chitarre in evidenza:"uno di noi si sbaglia uno di noi si schianterà con la stessa voglia con la stessa rabbia", "Caso umano": trascinante e melodica al tempo stesso con interessanti dissonanze nel ritornello: "ogni giorno nelle strade difendiamo il nostro disordine" e "Mille settimane": riff ben assestati e un mood convulso che si stempera prima di ripartire nel ritornello, "il mio infinito è diviso in settimane", diciamo che si difendono ma non brillano per originalità "Le nostre condizioni": un brano rock abbastanza classico con le chitarre intente a punteggiare nella strofa prima di esplodere nel ritornello: "io non ti saluto finchè non te ne vai io non firmo niente finchè non te ne vai io ti tengo sveglio finchè non te ne vai perchè non te ne vai ora", "Stare dove sono": venata di malinconia  pop punk: "e se a togliere i colori fossero proprio le ambizioni?" E il retrogusto del già sentito come dicevamo all'inizio si impossessa de "I giorni che restano": pop rock abbastanza standard, solenne forse troppo nel suo dipanarsi armonico "vendo i miei momenti peggiori vendo collezione di discorsi seri" e "La nostra buona stella": anche qui siamo su territori pop rock  "se l'universo è vuoto conta davvero poco che tu sia qui adesso"

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