Metafora della vita umana improntata sulla ripetizione infinita con dei risvolti psicologici freudiani, con l'infanzia a determinare quello che siamo e che saremo. Looper è tutto questo e sintetizzando possiamo dire che pur eccedendo nell'essere troppo didascalico, la parte per così dire metaforica è sostanzialmente discreta, nonostante alcune incongruenze narrative, ha un buon ritmo e affascina in un certo qual modo, l'idea di fondo di thriller fantascientifico psicologico.
Quando invece la pellicola si sposta su territori più vicini all'action a scricchiolare è in primis la trama, che diventa via via sempre più banale e a forte senso morale... ovvero, l'amore con cui siamo stati cresciuti finirà inesorabilmente per segnare le nostre scelte, niente da dire per carità "sull'insegnamento" ma appunto è una logica che narrativamente stona e non poco soprattutto perchè lo spettatore viene accompagnato mano nella mano a trarre "facilmente" le sue conclusioni, in una chiarezza d'intenti che si intravede appena ma è già lampante quando Gordon Lewitt (anche produttore) arriva nella fattoria... e siamo all'inizio del secondo tempo.
Senza citare per forza (ma tant'è) l'affascinante e conturbante
" L'esercito delle dodici scimmie", sempre con Bruce Willis del maestro Terry Gilliam, qui siamo più su territori consoni al recente Cloud Atlas (che abbiamo recensito qualche settimana fa) per quanto riguarda l'aspetto didascalico (sia inteso non solo come perdita di mistero ma anche come linearità dei fatti, come se l'autore si preoccupi troppo dei salti temporali e allora cerca di...) che per un film di genere e del genere almeno noi, fatichiamo a sopportare.
Peccato comunque, perchè è ben recitato da Bruce Willis, Joseph Gordon-Levitt, Pierce Gagnon, Emily Blunt, Piper Perabo, Paul Dano, Noah Segan e anche ben diretto da Rian Johnson, la fotografia di Steve Yedlin non dispiace di certo... ma è troppo prevedibile e moralistico, se non che consolatorio "nella speranza di un mondo migliore"... magari rovesciando ogni attesa, con un finale diverso, "invece del bianco candore"... del tipo 30 anni dopo e una sola eloquente inquadratura con "lo Sciamano che se la ride beato" avrebbe acquisito punti a nostro giudizio.
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