Giuradei



Leggerezza di tocco e toni e penna amara e intensa, lucida e viva... è il disincanto a trasparire da queste tracce, a narrare la realtà di tutti i giorni sul filo sottile di chi si rende perfettamente conto che c'è più di qualcosa che non va ma non si arrende, mantiene alta la voglia di "continuare a volare", di stupirsi e in caso nasconde "la tristezza tra perle coperte di polvere" ... anche se " inseguendo l'esperienza sarà sempre carnevale con un velo di tristezza". Gradito ritorno questo per Ettore Giuradei che di fatto allarga la famiglia e perde il nome (è infatti entrato definitivamente in formazione Marco, il fratello) che sforna un album che si lascia ascoltare piacevolmente pur invitando alla riflessione, tra derive pop contagiose in zona Battiato "Sta per arrivare il tempo" e la spagnoleggiante "Dimenticarmi di te" con tanto di fisarmonica, la coppia iniziale che ci riporta alla tradizione popolare italiana, quasi variazioni sul tema di Vecchio Frac : "Mi dispiace amore mio e La sconosciuta" e facce della stessa medaglia, la psichedelia mai invadente di "Continuano a volare" con Giancarlo Onorato e "La tristezza", le più tirate, trascinanti: "Papalagi" che ha anche il testo più diretto dell'intero lavoro: "perchè tanti come voi fanno anche i professori e non scopano abbastanza" e "Senza di noi"  cover degli Otto Ohm, con alla chitarra Depedro dei Calexico e le folk ballad contaminate e ricche "Generale e Amami" che chiude l'album con rinnovata fiducia: "siam la memoria della gente onesta gli ultimi lampi, mai come voi". Gli arrangiamenti poi riescono ad accomunare tutti questi riferimenti in maniera egregia, sempre nel senso della misura, peccato che il disco duri così poco.

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