Savages "Le Belve" di Oliver Stone




"Se vuoi controllare qualcuno prendigli quello che ama"
Oliver Stone e i suoi soliti "temi" verrebbe da dire, dove è il mondo che ci costringe a essere così,  ovvero "Homo homini lupus" dove vittime e carnefici via via mandano via le differenze e si assomigliano sempre di più, belve "selvaggi" dove il minimo accenno di sensibilità che dir si voglia in un contesto del genere non è ammesso... colpire negli affetti, è la regola per ottenere ciò che vuoi... "deliri di onnipotenza permettendo"... Oliver Stone è letteralmente i suoi protagonisti, tanto è carnale nella narrazione, le immagini sono vivide, con un tocco acido che non dispiace e rilasciano in toto la sua presenza, la fotografia è calda, piena, avvolgente... ma non c'è partecipazione, benchè mai trasporto emotivo nella vicenda di per se.
Storia flebile, tratta dal libro di Don Winslow e prevedibile nei suoi snodi narrativi, (tranne per la boutade finale, poco più di una trovata irritante...) lunga e piena di intrighi, ma quasi mai avvincenti, si potrebbe esplicitare tutto in una grande metafora "americana" sui soldi, il potere, la guerra "Volevo immergermi nella vita vera... voi americani dite sempre così non pensate al vostro futuro... sembra un pò ironico in questa situazione" cercando di salvare il salvabile, ma francamente è un gioco fine a se stesso, come il meccanismo ad orologeria della sceneggiatura e si potrebbe addirittura parlare piuttosto di "americanata". Troppo facilona nel spiegare i fatti la prima mezz'ora, troppo didascalico il susseguirsi degli eventi da li in poi, a cominciare dal rapimento della donna del triangolo, alle prime inquadrature sulla figlia della Hayek che combaciano perfettamente alle prime difficoltà nel trovare i soldi per il riscatto dei nostri... per non parlare poi degli stereotipi da dove si scatena la matassa, quello buono vuole lasciare tutto in mano ai boss, il soldato invece no... e quindi inspiegabilmente "razionalmente" si fanno raggirare come i più stupidi degli allocchi ma poi il loro genio imprenditoriale e "botanico" ritorna come d'incanto per ripagare della stessa moneta, troppo davvero... in una struttura circolare come questa, la profondità dei personaggi doveva essere abbondantemente più curata per un minimo di verosimiglianza, non basta far fare a Blacke Lively (ottima comunque la sua prova) la voce off letteraria e maledetta a dar spessore, perchè il tutto scade inesorabilmente nel ridicolo involontario e finisce per coinvolgere anche la prova attoriale in toto dove si salvano soltanto Benicio Del Toro e il quasi cameo di Travolta. Per questo insieme di cose il risultato finale è francamente modesto, anche perchè manca la tensione pulsante tipica del genere e dell'Oliver Stone che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso degli anni. 
"Entra in questa ottica tu eri già morto, eri già morto nel momento in cui sei nato, te l'ho già detto che ti voglio bene? Si questa mattina... è la verità"

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