Il matrimonio che vorrei di David Frankel



Per rimettere a nuovo un setto nasale rotto, lo si deve rompere del tutto... come a dire che per costruire qualcosa di nuovo, bisogna prima distruggere ciò che è stato, non dimenticando di raccattare i sentimenti rimasti indenni al tempo, tenuti insieme dal filo dei ricordi.
Non era per niente facile già affrontare un tema del genere, in più ambientarlo nella cosiddetta terza età... il rischio di scadere nella risata fine a se stessa o nel pietismo strappa lacrime era altissimo, ma Frankel e la Taylor riescono sotto il segno della misura a rilasciare un setto nasale come nuovo.  
Un film che fa ridere di gusto ma anche commuovere con la stessa intensità, con una Meryl Streep in stato di grazia, un ottimo Tommy Lee Jones e un Steve Carell inedito ma perfettamente calato nel ruolo.
Una sceneggiatura(Vanessa Taylor)che ben sviluppa l'idea di partenza anche se calca la mano un pò troppo nel discorso puramente sessuale, inevitabilmente però, perchè questo è il cuore del film, il tema da sviscerare e una regia (David Frankel) di gran classe che sapientemente "ora accarezza, ora danza, ora colpisce" con movimenti di macchina impercettibili eppur sinuosi sui volti degli attori che dicono già tutto, un equilibrio narrativo e formale insomma pienamente raggiunto anche se a tratti migliorabile. Ad esempio nelle sedute di coppia magari un flashback quando i due ricordano la loro "volta" più bella non ci sarebbe stato male, ma si tratta di una scelta stilistica come dicevamo prima ed è la mdp a muoversi sorniona e grazie ripetiamo all'interpretazione magistrale del terzetto, alla fine il ritmo è comunque assicurato e questo parlando più in generale è il risultato più importante per un film che ha un impianto quasi teatrale.
I riti quotidiani della coppia scanditi da pancetta e uova, il giornale, il golf in tv che si ripetono fino al definitivo mutamento finale servono proprio a questo, a scandire il tempo, soluzione davvero efficace in termini di motore filmico ma che funziona egregiamente anche narrativamente perchè ne mantiene il climax e scandisce le fasi di avvicinamento all'happy end, rendendo da subito ben riconoscibili i caratteri dei due esaltandone le differenze. Ottimo anche l'uso della colonna sonora che apporta il suo contributo per tutta la durata della pellicola e ne diventa protagonista assoluta con la splendida Why? di Annie Lennox che ammanta i pensieri notturni di Tommy Lee Jones prima dell'ineluttabile riconciliazione.

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