La conseguenza naturale dell'errore - Marina Rei



Avevamo intervistato Marina Rei il mese scorso e nei suoi occhi parlando del nuovo album c'erano orgoglio, fierezza e convinzione... e a distanza di poche settimane abbiamo capito il perchè, anche se il brano con Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori ci aveva abbondantemente messo sulla giusta strada.
La conseguenza naturale dell'errore, ha il solo difetto di avere poche tracce ma siamo di fronte a dei valori assoluti... perchè è un lavoro attuale, urgente e sincero, ricco musicalmente e di spunti di riflessione, che si muove tra ballad avvolgenti e sinuose su cui i rapporti uomo/donna sono messi di fronte a uno specchio vivido e vere e proprie denunce sociali, cariche di tensione, emozione, sonorità post rock e arrangiamenti curatissimi e mai banali, per non parlare delle collaborazioni importanti che non smembrano il disco nel suo insieme ma contribuiscono a rilasciare un forte sentimento di unità e comunità di intenti, cosa davvero rara questa.

"E mi parli di te": "ma non dici mai niente della tua solitudine, te la leggo negli occhi"... che dire ancora di questo gioiello che ha anticipato l'album, testo e musica da brividi sulla schiena tra malinconia e egoismo, ipocrisia e narcisismo e il magnetismo delle voci che si sposano benissimo o degli sguardi delusi e fieri allo stesso tempo nel video clip:

"ti sei mai chiesto perchè io non ti amo più"

"L'errore": "credi davvero di essere il solo? Sei solo quando hai perso anche la verità"... secondo singolo e non a caso, il brano ha un andamento irresistibile che esplode in un ritornello ampiamente coinvolgente, che fa il verso per così dire a "la canzone del sole": "è un cielo nero è un cielo nero tu eri terso e trasparente fino a qualche tempo fa".... che affascina inevitabilmente per armonia e melodia:

"La donna è donna, questo vi ho sentito dire
E giuro che il significato io non l'ho capito mai
Perché se partorisco allora so soffrire?
E' come dire che chi nasce ha un bel talento nel morire..."

"Qui è dentro": "il sole è fuori"... brano ispirato da vere "lettere dal carcere" è una denuncia sulle condizioni inumane con cui i detenuti fanno i conti tutti i giorni, Marina per dar voce a chi non ha voce, si muove su territori post rock scuri e ammalianti senza per altro dimenticare la melodia nel ritornello:

"questa è una pena di morte autorizzata"

"Nei fiori infranti": ""L'ombra è nella luce per separare il buio dall'orizzonte, tutto sembra accendersi, tu tremi e poi ti arrendi e ti abbandoni a me, che non sai di illuminare il mondo" amore e contrasti, ballad calda e avvolgente firmata da Paolo Benvegnù, dove la voce di Marina si destreggia in maniera eccelsa, con un costante crescendo emotivo e non potrebbe essere altrimenti:

"se tu sei con me il sole non tramonterà mai"

"Il modo mio": scritto a quattro mani con Cristina Donà, è un brano sulla solitudine di un amore, quasi un proseguimento ideale "per suggestioni" del brano con Capovilla, che può contare su un arrangiamento sontuoso nella sua delicatezza, da segnalare la slide guitar nel finale... alquanto suggestiva:

"e questo non è il modo mio di vivere le cose meravigliose forse non è il modo mio di asciugare una lacrima che cade"

"Mani sporche": con i Bud Spencer Blues Explosion che fanno la loro, una sorta di jam con due batterie e la voce di Marina che si ritaglia uno spazio breve ma incisivo, altro brano di denuncia:

"mani che muovono le mani in pasta, mani che sanno, che dicono basta"

"Che male c'è": "... sto parlando con me, maledico le occasioni per potermi rimettere al mondo", è Federico Aldrovandi che "parla", pianoforte e piccoli inserti di elettronica leggera ad arricchire il corpus, che rimane scarno, sospeso e carico di tensione e procede così per tutta la sua durata, il brano è scritto da Riccardo Sinigallia e Valerio Mastandrea.

Il brano è inoltre presente anche nella versione con l'orchestra di Ennio Morricone e in questo caso l'atmosfera sembra ovattata, meno cupa, come se l'amarezza e la rabbia, le ingiustizie potessero in qualche modo essere consolate trovando quasi una via di fuga "nella bellezza", noi preferiamo la versione più spoglia ma non è male di certo anche questa "visione" più speranzosa:

"mentre colpisci in cinque, colpisci tutti quelli come me che incontrerai nella tua libertà"

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