Nati da un album dei Creedence Clearwater Revival ed
affondando a piene mani nella New Orleans d’antan, i Mardi Gras tornano con il
nuovo terzo disco, “Playground” e con una produzione mica da ridere:
l'etichetta di Franz Di Cioccio (Aereostella/Fermenti vivi) ha puntato sulla
band e su un disco prodotto nei mitici studi di Abbey Road dalla Et-Team. La
qualità del lavoro non manca, neanche la crescita del gruppo, nonostante non ci
sia una particolare ricerca musicale, ma un sostanziale recupero delle radici
british e americane, perchè Claudia Loddo (voce), Andrea Casini (basso),
Fabrizio Fontanelli (chitarra acustica), Simone Sammarone (chitarra elettrica),
Mauro Lopez (batteria) ed Alessandro Matilli (piano), provengono da quella
cultura. Anche i testi sono maturi, spaziando dalla letteratura alle guerre,
all'innocenza perduta, alla violenza sulle donne. Playground è il mondo che
viviamo, un parco giochi, dove spesso la ruota panoramica ci mostra quello che
non vorremmo mai vedere.
“I
say yes”: le tastiere di Matilli non hanno bisogno di nulla, si presentano
nella loro naturalezza, con i riff dell'elettrica made in Usa. La sezione
ritmica cresce fino al finale...
“Never”:
parte una possente batteria che per forza di cose poi lascia spazio agli
strumenti, in uno stop and go oltre modo rockeggiante, anche se poi il brano
gode da un lato di un assolo old school e dall’altro di aperture pop ben
visibili...
“Road
song”: ballad completa in tutte le sue parti, dall'intro all'assolo, che può
contare sull'apporto vocale, davvero piacevole, del songwriter irlandese Mundy,
citando John Fante...
“I
have a dream”: pop ben sostenuto da una ritmica english e dalla melodia donata
dal piano...
“Painlover”:
uno dei migliori brani, vale la pena assolutamente ascoltare l'assolo epico,
che gioca di scale, molto funky e grintoso...
“Another
place”: una ballatona come i Mardi Gras ci hanno abituato, perchè accade di
volersi trovare in un altro posto, anche se spesso si è costretti dalle circostanze
a stare lontani…
“Before
I die”: malinconici una voce e un pianoforte si raccontano, si fanno compagnia,
come nella fase che precede un triste epilogo...
“Sarah
and the three roses”: ipnotica la chitarra spinge un pop-rock deciso sia nel
chorus che nella strofa...
“Mine”:
segue la struttura del brano precedente, anche se questa volta è il piano ad essere
ipnotico, ma qui la canzone si piega su sé stessa, perdendo forza...
“Are
we ready for the sun”: il rock parte con i messaggi pacifisti e la voce
graffiante di Claudia Loddo, i riff abbondano, sempre ombrosi con i synth
spaziali... il brano può contare anche su Emanuele
Cefali all'elettrica e su Danilo Filippino alla batteria.
“Snakes and bones”: tetra, dal sound nordico, profonda...
bello l'assolo nel finale...
“Alys”:
l'acustica morbida e silente si incrocia con la vocalità eterea, con il piano e
le elettriche, i suoni sono molto puliti e forniscono una ballad altamente
raffinata...
“Superfriends”:
mood molto funkeggiante con distorsioni elettriche anni '80 davvero
funzionali...
“Kiss
the night”: quando un bacio di notte può celare verità altre. Un brano contro
la violenza sulle donne, tema purtroppo tristemente attuale, un fenomeno in
aumento... ecco che il brano è cupo, doloroso, tocca punte dark sfiorando il
gotico...
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