Francesca Dragoni e compagni tornano a quasi quattro anni di distanza dal loro apprezzato esordio "E' per mangiarti meglio", con "Cio' che a voi sembra osceno a me pare cielo", dieci canzoni "a tema" (vedere i titoli per credere) più una riuscitissima cover di Rosario Di Bella "Cantando": "vi parlerò d'amore, di come siamo soli, di come un giorno o l'altro mi vedrai sposato o laureato, come stiamo bene quando stiamo insieme come stiamo bene quando ci conviene" che viene immersa nel loro magma sonoro, rotondo e preciso, ricco e avvolgente, che è un pò il marchio di fabbrica di tutto l'album, dove si sente la mano del grande Paolo Benvegnù, una sensazione di omogeneità, di compiutezza dal punto di vista della resa sonora che non può che soddisfare anche le orecchie più esigenti. Sempre di pop si tratta alla fine (non vi sorprendano per l'appunto i richiami a quello o altro artista nella disamina dei singoli brani, che servono solo a presentare il gruppo), ma curato, di classe e grande efficacia.
Dal punto di vista testuale piace e non poco la ricerca che sta dietro le immagini rilasciate, mai banali, la costruzione in se, la scelta delle parole... situazioni, storie, ricordi, pensieri, rapporti, conflitti, che sono fotografie vivide.
Non ci sono brani deboli, anzi si fa fatica a sceglierne un ipotetico migliore all'interno della raccolta, a cominciare dall'incalzante piglio pop corposo e tirato di "Le Calvizie": "le solitudini sono invenzioni estranee alle logiche naturali, qualcuno schiacci con scarpe splendenti l’insetto che ho nello stomaco oggi" che per armonie e melodie può fa venir in mente i primi Baustelle, "Le Reliquie": "mi cancello con la gomma il viso così non somiglio più al mio destino" è più leggera nel suo dipanarsi, alla Perturbazione, molto melodica, "La Colonia" si distingue intanto per un testo magnifico: "chi non parla mai ha l’alito che sa di ostia e vecchie credenze scure perché scuro ha il viso, mamma guarda come vado bene senza mani incontro al demone sopito che si agita nel mio sorriso" e la forma pop cede il passo a sonorità più indie rock, con la chitarra portante e un ritornello evocativo e assolutamente centrato, per assonanze testuali e costruzione si potrebbe parlare di una Carmen Consoli degli esordi più delusa che arrabbiata... delusione che serpeggia evidente nel testo di "Le Cortesie": "saltare il pranzo e poi sempre a cena fuori per restar più tempo sdraiati in spiaggia al sole e al ritorno sentirsi come nel video dei Groove Armada al mattino in macchina verso il lavoro" atmosfere diradate e tese nello stesso tempo e il nome Scisma prima o poi doveva venire fuori... "La Testa": "i gatti che ho avuto dicono quando pensi a noi guarda le nuvole e sorridi ché qui c’è quello che hai perso tutto quello che hai perso" è una ballad delicata che vive del contrasto con la durezza delle parole, che cresce pian piano, liberandosi in solennità sul finale, con"L'Errore": i nostri virano su un indie pop chitarristico con reminiscenze anni 80, con un altro gran testo: "le fedi che brillano e gazze ladre che ci salvano dall'obbligo due cani si accoppiano davanti ai nostri occhi tiepidi di brivido" per passare alla sinuosa e sensuale "La Plastica": "Le nostre bocche chiuse perdono di colpo il suono e il nostro stomaco in silenzio ci ha salvato" e si prosegue di pari passo con "La Gonna": "il progressivo accorciarsi delle gonne, lo stupore di un turista per la strada fanno la mia colpa e merito la giovinezza anch’io" morbida e avvolgente, con echi di Battiato nel ritornello e un gustoso strumentale a chiudere, "La Doccia": "mi accorgo che ho un’esperienza così indiretta della vita che non so nulla e che non ho opinioni" è un altro gradevole brano pop di sicuro impatto e la trasognante "La Bombetta":"hai un neo fra le dita che lancia una sfida e insinua che presto avrò per te pensieri notturni"dove è impossibile non segnalare il grandissimo finale strumentale, un vero e proprio tripudio di suoni.
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