Paola
Turci è sempre stata una cantautrice controversa. Innanzitutto è
stata la prima “cantantessa”, nel senso più anni '80 del
termine: inconfondibile la sua lunga chioma, la chitarra, la voce
dolce... poi ci aveva disabituato per molto tempo, ha avuto un calo
forse musicalmente fisiologico in un sistema che col tempo è
cambiato e che per lei non aveva posto. Ma poi, anche attorniata da
importanti amicizie tramutate in celebri collaborazioni, Paola Turci
è “ricomparsa” a partire da una trilogia iniziata con
“Attraversami il cuore”, poi con “Giochi di rose”. Adesso è
giunta per lei l'ora di partorire “Le storie degli altri”,
mettersi in gioco perchè no, a 47 anni. Pioggia. E Finestra.
Immagini…
“La
seconda canzone”: flebile arpeggio, loop di batteria e una voce
lontana bastano a preannunciare un disco che.... entra in “punta di
piedi” verso un chorus che non banalizza un tradizionale “volo”
di accordi e strumenti, resta piatto e piace, perchè la voce di
Paola Turci rende l'idea di un viaggio verso il nord e i vocalizzi
eterei si perdono in un vibrafono celestiale…
“Puoi
cambiare la data, le notizie del giorno, rivedere i tuoi errori,
ritentando da capo...”
“Ragazzi
bellissimi”: una Paola Turci ironica come ogni tanto ci ha
abituato. Un loop di batteria è lo sfondo ideale alla voce
parlata...ma è solo un piccolo contorno ad un testo molto più
forte. Ragazzi bellissimi in senso lato, nel senso dell'amore che
muove il mondo, contro le guerre del potere, delle religioni, contro
i potenti...di spettri e pistole....
“Mentre
il mondo si rigira faccio fatica a riprendermi, con l'aria brutta che
tira cerco di alzare lo sguardo, perchè c'è gente felice di essere
viva...”
“Figlio
del mondo”: il brano inizia con un leggero piano e sempre la
batteria loopata, dove si inseriscono anche i riff di chitarra che
terminano con armonici...il brano, in pieno, forse troppo stile anni
'80, non riesce a prendere musicalmente il volo come il primo brano,
ma anche qui c'è un testo sostenuto, una sibillina denuncia...
“Per
ogni uomo che non ha più voce, figlio del mondo porta la sua croce”
“Le
storie degli altri”: piano e basso si sposano in quest'inizio che
mantiene l'atmosfera calda e attraente che solo la voce di Paola
Turci può regalare...talvolta ne paga le conseguenze ma vale la pena
ascoltare questo lavoro, piccolo gioiello nella discografia della
cantautrice romana... “storia diversa
per gente normale, storia comune per gente speciale” cantava De
Andrè... e Paola Turci ne riprende il senso in un testo magistrale
che è sia “tutto” che “parte”, sia “mondo” che
“io”...come di luce dentro...
“E
ti vorrei raccontare del doloroso crescere dall'altra parte del
mondo, che come sai porta lacrime, ma ci spinge ad andare, ci spinge
a cercare”
“Devi
andartene”: il contrabbasso si intreccia con la sensuale voce della
cantante, in cui si intromette una chitarra elettrica in un brano dai
sapori folk che recupera la tradizionale canzone romana, alla
Mannarino per intenderci… anche se a nostro avviso, in certe parti
la sua vocalità ricorda “Goodnight moon” di Shivaree forse sarà
quella maledetta suadente chitarra… ottimo pezzo comunque, in un
connubio di parole e musica... indubbiamente il miglior pezzo di
tutto il disco...
“Davanti
a questo astuto arsenale di burattini, di astuti profeti al loro
finale...”
“Si
può”: riff di chitarra e parole serrata dal sapore
Gaberiano...ancora una volta gli strumenti fanno da sfondo ad un
testo attuale...tra i Marrazzo ed i Berlusconi di turno, in una
Italia che va a rotoli...ma, come detto già per altre interpreti
come Arisa o Simona Molinari, oggi parlare di “Italietta”,
politica e sporcizia falsamente democratica, va benevolmente “di
moda”... la canzone stanca un po'...utopia...libertà...
“Si
può invaghirsi di un travestito si può, fare i giovani a
settant'anni si può, far riesplodere il sesso ai nonni si può...”
“Utopia”:
molto diversa dalla precedente versione, meno baustelliana per
intenderci, più delicata, pop quanto basta, una canzone sicuramente
controtendenza, di denuncia verso i salotti buoni e la cocaina...e
che per viaggiare non sono necessarie droghe e falsi miti utili solo
agli “imbecilli” e allora Paola Turci crea un universo parallelo
con chitarre e atmosfere...da utopia...perchè solo chi guarda in
faccia la realtà è folle e sa sognare...
“Salgo
su una stella la mia ideologia, è un folle che adora la follia, è
un mondo diverso è un'utopia”
“I
colori cambiano”: pianoforte e i tasti come passi... Paola Turci
non ci fa mancare di certo, in questo album, le riflessioni, i
pensieri...un disco semplice, non sopra le righe, da ascoltare tutto
d'un fiato, melodie semplici anche troppo ma testi tenaci che ci
hanno convito come il disco sia la giusta fine di una trilogia. Voce
come sospiro, come specchio dell'anima, voce nuda e cruda,
distaccata, cinica...
“Qualcuno
dice che il tempo non aiuta, io dico invece che il tempo fa
sperare...”
Commenti
Posta un commento